“Mi auguro ci sia una consapevolezza da parte di tutti che la nuova diga del Porto di Genova non serve a un armatore o un altro, serve all’Italia”.
Lo ha dichiarato oggi il viceministro del Mit e segretario della Lega Liguria Edoardo Rixi a margine di un convegno nel capoluogo ligure, intervenendo sulla maxi inchiesta, che martedì 7 maggio ha portato agli arresti domiciliari il governatore Giovanni Toti, l’imprenditore portuale Aldo Spinelli e l’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale amministratore delegato (sospeso) di Iren Paolo Emilio Signorini (in carcere). Tra gli indagati, inoltre, figura il nuovo commissario dell’Autorità portuale Paolo Piacenza per un presunto abuso in atti d’ufficio (omessa denuncia).
Ieri è stato varato il primo cassone della nuova diga a Vado Ligure, il 24 maggio è prevista la posa a Genova: “Si sta valutando in queste ore l’opportunità o meno di tenere l’evento” ha spiegato Rixi.
“Sono contento – ha aggiunto Rixi – che finora si stia mantenendo un cronoprogramma su un’opera difficile che è un’opera nazionale ed europea. È evidente che la situazione attuale sia più critica rispetto a prima. Bisogna evitare soprattutto che s’inizino i lavori di demolizione della vecchia diga senza avere la certezza della conclusione dei lavori, altrimenti rischiamo di paralizzare il porto per vari anni”.
Però la maxi inchiesta per corruzione che ha travolto la Liguria e il porto di Genova blocca anche la nomina del nuovo presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale.
“Il problema – ha sottolineato Rixi – è che con l’arresto ai domiciliari del presidente della Regione l’intesa non sappiamo a chi chiederla. Abbiamo un’impasse dal punto di vista formale su come procedere.
Bisognerà anche capire cosa vuole fare l’attuale commissario, stante la sua situazione giudiziaria. Sicuramente stiamo valutando le decisioni da prendere in queste settimane.
È altrettanto evidente che dobbiamo garantire l’operatività del porto. Sono tutti temi interni all’Autorità portuale, il ministero ha una funzione di vigilanza non sul singolo atto, ma in maniera molto più alta. In alcuni processi non siamo entrati. La nostra paura è che la situazione di tensione che si crea anche solo a leggere le intercettazioni crei situazioni di rigidità”.
Per quanto riguarda il caso del governatore ligure Giovanni Toti, il viceministro leghista ha ribadito: “Di dimissioni non ne parlo e l’ho già detto. Toti sa quello che ha fatto e lui decide la sua condotta. C’è un procedimento in corso, ma per me sono tutti innocenti fino al terzo grado di giudizio e quindi ognuno decide che cosa fare. Noi di conseguenza agiremo”.