MEI in difesa della filiera musicale, nell’indifferenza generale sta chiudendo tutta la filiera dell’innovazione e dello scouting italiano
MEI in difesa della filiera musicale, fuori dai circuiti multinazionali del digitale, disco e live, una gravissima perdita culturale per il nostro paese.
Serve un intervento urgente: un Paese che ha portato una band indipendente nata al Mei di Faenza in tutto il mondo rilanciando musicalmente l’Italia ai vertici mondiali lo merita sicuramente.
Ciò che noi avevamo segnalato fin dal 25 febbraio dello scorso anno, cioè due giorni dopo le prime chiusure di tutti gli spazi per lo spettacolo dal vivo, si sta purtroppo avverando.
Tutta la piccola filiera produttiva della musica indipendente ed emergente fatta di imprese, lavoratori e artisti sta purtroppo piano piano chiudendo. Chiudono le piccole etichette, che hanno visto ridurre i loro introiti dell’80%, insieme agli autori ed editori, non suonano più gli artisti e le band indipendenti ed emergenti più giovani e insieme a loro chiudono i festival, i club, le disco, i circoli, le balere, i contest, non fanno più tour gli artisti, interpreti ed esecutori e i musicisti.
Chiudono le agenzie e i booking e insieme a loro stanno affondando tutti i service tecnici di contorno: una Caporetto della nuova musica italiana fatta di migliaia di piccole e piccolissime imprese e di autoproduzioni, partite iva e free lance che sta morendo nell’indifferenza generale.
Visto che oramai è acclarato che le realtà più underground, in questa fase “di ripresa al 40% al massimo delle realtà”, faticano ancora di più a trovare spazio, pur essendo piccole ma grandi e indispensabili nel loro lavoro di scouting culturale per l’innovazione musicale dell’Italia.
La domanda spontanea è: che ne sarà di loro se non si interviene immediatamente e con urgenza?
Infatti, esclusi i festival coi fondi ministeriali e l’impegno meritorio di alcuni artisti, agenzie e festival medi e piccoli a proseguire con grande sacrificio e passione, per il resto è ancora stop generale.
Cosa fare quindi?
Prima di tutto (e subito) che la formula di accesso agli eventi con il Green Pass apra dal 6 agosto la possibilità di fare il pieno di pubblico in regola con le norme anti-Covid eliminando così il distanziamento, perché sostanzialmente tutti i luoghi legati al circuito indipendente ed emergente in cui si poteva suonare, tranne rarissimi casi.
Sono spariti e disciolti nel nulla, purtroppo. E si dia loro un forte supporto economico per le spese di messa a norma a tutela della sicurezza e salute della comunità, anche attraverso fondi che arrivino dai circuiti regionali: un costo che un organizzatore medio e piccolo non può sostenere pena la cancellazione di ogni attività.
Dall’altro proseguire fino a fine anno con i ristori per le imprese, gli indennizzi per i lavoratori e i bonus per gli autori e artisti, senza discriminazioni verso i più piccoli, e si facilitino gli sgravi per le opere discografiche e i videoclip, rilanciando da subito con nuovi fondi.
Sostenere chi sta lavorando per gli eventi nelle piazze estive e aprire un nuovo bando per i progetti dell’autunno 2021, in modo che tutta la filiera possa lavorare insieme sui temi dell’innovazione digitale.
Inoltre, è indispensabile che i fondi ministeriali per autori ed editori, artisti interpreti ed esecutori, festival e contest, arrivino a tutti i protagonisti della scena musicale, senza lasciare indietro nessuno, in particolar modo gli esordienti e gli emergenti che, oltre ad introitare perché sono ad avvio di carriera.
Le realtà esordienti sono quelle che meritano maggior supporto perché a forte rischio di chiusura. Anche i festival e i contest per emergenti, capaci d innovare la tradizione della nostra musica con il loro impegno e passione, dopo un anno e mezzo durissimo, meritano di vedere riconosciuto il loro lavoro attraverso sostegni di rilievo, per non perdere tutta la filiera della nuova musica del nostro Paese.
Infine, ultimo ma non ultimo, dare spazio ai rappresentanti delle realtà indipendenti ed emergenti all’interno di tavoli di lavoro per lo sviluppo dell’attività all’estero, per coordinare una rete di festival per contest ed emergenti.
Per la crescita di una filiera costantemente collaborativa con maggiori spazi nel servizio pubblico radiotelevisivo, che oggi vede programmato solo il 20% della musica indipendente prodotta.
Infine, è necessario inserire la musica e lo spettacolo dal vivo nel PNRR e fare dei piani di investimenti che riqualifichino tutti gli spazi dal vivo e se ne realizzino di nuovi dove non sono presenti, si qualifichino tutte le strutture tecniche e gli impianti audio e luci.
Bisogna realizzare binomi vincenti tra musica e innovazione digitale e tra turismo, musica e spettacolo valorizzando e qualificando le aree più belle e al contempo quelle più periferiche del nostro Paese e tanti altri progetti che riportino al centro uno dei motori dell’identità del nostro Paese: la musica, che grazie a una rock band indipendente, i Måneskin, che ha mosso i suoi primi passi al Meeting delle Etichette Indipendenti nel 2016 a Faenza.
Dopo avere vinto un contest studentesco romano del circuito della Rete dei Festival, ha portato la nostra musica e il nostro Paese in tutto il mondo, rilanciando l’Italia in ambito musicale e portandolo ai vertici in tutto il mondo.
La musica popolare contemporanea non può restare la Cenerentola del nostro paese.