Miyazaki Hayao-san, per chiamarlo nella corretta maniera nipponica, attraverso il suo ultimo film “Il ragazzo e l’airone”, titolo originale 君たちはどう生きるか Kimi-tachi wa dō ikiru ka, lett. “E voi come vivrete?”, attua un significativo viaggio a ritroso del sé, utilizzando la strada del “mondo parallelo”, tanto cara al Maestro Hayao, al suo adepto Makoto Shinkai ed in generale all’intera realtà culturale degli Anime, che scuote il cuore di differenti generazioni in qualunque parte del mondo.
Abbiamo imparato a conoscere ed ad amare il regista d’animazione Hayao Miyazaki grazie a quello che un tempo definivamo “cartone animato” “Heidi”, del quale abbiamo festeggiato 50 anni dalla messa in onda, 6 gennaio 1974, proprio qualche giorno fa. La serie anime “Heidi”, diretta da Isao Takahata, venne disegnata proprio da Miyazaki e già in essa, al di là della trama in sè che trae origine dal romanzo di Johanna Spyri, vi abbiamo colto un livello di bellezza poetica molto intenso, uno stile inconfondibile che ci segnerà fino ad oggi.
Dalla matita artistica di Miyazaki prende forma anche la serie anime del’76, trasmessa in Italia nel 1982 con il titolo “Marco-Dagli Appennini alle Ande”, tra l’altro ambientata in una Genova riprodotta magistralmente.
Nel 1985 nasce a Tokyo lo Studio Ghibli, studio cinematografico di film d’animazione, di cui Miyazaki è cofondatore ed attraverso cui il Maestro partorirà i suoi capolavori, di cui citiamo “La Città Incantata”(2001) che vinse l’Oscar al miglior film d’animazione nel 2003.
Dunque un percorso artistico molto ricco, nel quale spesso si affaccia l’Ombra ed il Trauma della Guerra, il secondo conflitto mondiale e l’olocausto giapponese reso possibile dai due ordigni nucleari sganciati dagli Statunitensi nel’45, di cui nel nostro Occidente non si è pienamente consapevoli, ahimè.
Ed ecco che anche ne “Il ragazzo e l’airone” il riflesso della guerra si incunea subito nelle prime scene con l’incendio doloso dell’ospedale in cui presta servizio la mamma di Mahito, il ragazzino protagonista di quest’opera. Mahito correrà disperatamente per le strade di Tokyo, ma non farà in tempo a rivederla, ormai divorata dalle fiamme. Qualche anno dopo il di lui padre si sposerà con Natsuko, sorella minore della defunta moglie Hisako, spostandosi a vivere fuori Tokyo, nella tenuta della famiglia materna, nel cui giardino è presente una torre “metafisica”, oltre ad un esemplare d’airone cenerino parlante che assurge a divinità.
Mahito, nella sua disperazione per la perdita della madre, verrà trasportato in un mondo parallelo, in cui coabitano sia gli spiriti dei defunti, sia i Warawara, le Anime di coloro che devono ancora nascere e naturalmente ci sarà lei, la mamma di Mahito, in età adolescenziale con le abilità di una Dea del Fuoco, con il sotterraneo riferimento a quello che sarà il suo destino finale.
L’incontro con la madre, sebbene in una dimensione perduta, curerà il cuore ferito di Mahito, ma non vi diciamo se da questa bizzarra realtà parallela la madre farà ritorno al Mondo dei Vivi. Quello che possiamo rimarcare è che, la cultura giapponese, a differenza di quella occidentale in cui siamo immersi, non guarda di buon occhio all’immortalità; anzi la mortalità è accettata con serenità. Ma certo è che sprofondare in questi universi paralleli è come effettuare una lunghissima immersione in un sonno tanto profondo da riconsegnarci la vista del nostro personale Trauma che ci ha fiaccati.
Anche in questo film si seguono con il fiato sospeso fino alla fine le vicende del protagonista, come se ciascuno di noi stesse attraversando un immenso oceano inconscio da cui riuscire a fare ritorno guariti.
Diciamo che ne “Il ragazzo e l’airone” il lieto fine c’è, ma non senza uno strascico di malinconia per ciò e chi perdiamo attraversando la vita e lottando per essa.
Bella la colonna sonora di Joe Hisaishi ed ottimo il doppiaggio italiano, sebbene si suggerisca poi di visionarlo anche in lingua originale, essendo il giapponese un idioma antichissimo, denso di suoni suggestivi.
Da ultimo, non possiamo non menzionare il premio che questa pellicola ha ricevuto proprio ieri al Golden Globe nella categoria Best Motion Picture-Animated ed è la prima volta per una pellicola d’animazione giapponese.
Porgiamo i nostri massimi complimenti a Miyazaki Hayao-san, per quest’ultima sua immensa opera che lascerà il segno.
Film imperdibile, su cui, in seno al Sogno, nel visionarlo senz’altro scivola giù dagli occhi qualche lacrima che non va più via, viaggiando a ritroso, dentro di noi.
Romina De Simone