La pm Eugenia Menichetti della Procura di Genova ha indagato per circonvenzione d’incapace ai danni di una facoltosa 95enne la moglie del capogruppo regionale e “moralizzatore” Ferruccio Sansa (non indagato), figlio dell’ex pretore d’assalto ed ex sindaco di Genova Adriano Sansa (indipendente di centrosinistra).
Un’inchiesta che va avanti da mesi, ma di cui “stranamente” non ha mai parlato nessuno, fino a stamattina, quando è stata riportata sul quotidiano La Verità in un dettagliato articolo di Fabio Amendolara.
Il capogruppo regionale ed ex candidato alla presidenza di Regione Liguria per lo schieramento M5S-centrosinistra oggi su fb non ha smentito i presunti fatti riportati dal quotidiano La Verità, ma ha difeso la moglie spiegando, in sintesi, che “ho assoluta fiducia nella magistratura alla quale mia moglie ha fornito ogni elemento utile per chiarire la vicenda”.
All’indagata Maria Valeria Valerio in Sansa, avvocata genovese, è stato sequestrato il conto corrente bancario co-intestato con il marito. Inoltre, è stata disposta la misura cautelare dell’interdizione dalla professione. Sull’Albo degli Avvocati nella scheda della Valerio campeggia la scritta rossa: “Attualmente sospesa dall’esercizio della professione. Inizio sospensione cautelare: 8 agosto 2023 fino al 7 febbraio 2024”.
Le contestazioni contenute nell’ordinanza cautelare della gip Paola Faggioni appaiono gravi.
L’avvocata Valerio e il co-indagato, un frate 80enne abitante a Bogliasco, a due passi dalla residenza dei Sansa sulla collina dei vip di Sant’Ilario, secondo l’accusa, in sostanza, avrebbero circuito la facoltosa perpetua 95enne, nel frattempo deceduta lo scorso gennaio. In ballo ci sarebbero alcune centinaia di migliaia di euro.
Per le toghe i due avrebbero “abusato dello stato di infermità e di deficienza psichica di Mariangela Toncini, già invalida civile, affetta da deterioramento cognitivo (anche indicato come ‘demenza’), nonché da glaucoma, da ipoacusia, poliartrosi e sindorme depressiva” e “delle rispettive qualità di frate e avvocato”.
Inoltre, avrebbero “approfittato della fragilità correlata all’età avanzata della donna”.
Come? “Carpendo la sua fiducia, recandosi spesso a farle visita nella sua abitazione e dichiarando, la Valerio, di essere stata una crocerossina”.
Non è tutto. I due indagati avrebbero “convinto la Toncini che il suo amministratore di sostegno non la tutelava adeguatamente, allontanandola da tutte le persone con le quali l’anziana donna intratteneva rapporti, intromettendosi in tutti i suoi rapporti interpersonali, interfacciandosi con le banche e il notaio”.
Attività, sempre secondo i magistrati genovesi, svolte in gran parte dalla moglie di Sansa “in qualità di avvocato della Toncini”, dalla quale Maria Valeria Valerio “aveva ottenuto il mandato a rappresentarla senza il coinvolgimento dell’amministratore di sostegno e senza alcuna autorizzazione del giudice tutelare”.
L’avvocata e il frate avrebbero indotto l’anziana “a compiere atti di disposizione pregiudizievole per lei e per altri”. E, tra gli atti sotto la lente della Procura risulta il conferimento di un mandato per l’assistenza legale (mai autorizzato dal giudice) a seguito del quale Maria Valeria Valerio avrebbe inviato all’amministratore di sostegno una parcella per attività stragiudiziale da 23.300 euro.
Risulterebbe nelle carte, inoltre, il trasferimento di una polizza sulla vita da 450.000 euro a favore del frate “in luogo del vescovo Luigi Testore di Milano”. Sempre il frate sarebbe diventato co-beneficiario di altre due polizze da 475.000 euro e 110.000 euro: “operazioni entrambe autorizzate dal giudice tutelare”.
Il passo falso dei due indagati, però, potrebbe essere stato un altro. Secondo quanto riferito, avrebbero cercato di indurre la 95enne a “sottoscrivere altre due polizze sulla vita a loro favore, una per ciascuno degli indagati, per l’importo di 265.000 euro cadauna, accompagnando l’anziana donna personalmente presso la filiale della Bnl di Sestri Ponente il 7 luglio 2022, fornendo tutti i documenti necessari per l’acquisto delle polizze, e domandando al consulente incaricato di procedere all’acquisto, senza riuscire a ottenere l’intestazione a causa della mancata approvazione del giudice tutelare”.
Nel testo dell’ordinanza cautelare nei confronti della moglie di Sansa e del frate vengono citati altri presunti fatti e circostanze.
I due indagati avrebbero convinto la 95enne a pensare che “l’amministratore di sostegno si ingerisse illegittimamente nella gestione dei suoi affari e la tenesse all’oscuro delle operazioni che effettuava”, che “le banche non le dessero le dovute informazioni e che la tenessero volutamente all’oscuro dei suoi stessi interessi” e che “la badante, regolarmente assunta dall’amministratore di sostegno, fosse una spia e che dovesse essere sostituita con altra persona di fiducia della Valerio, ottenendo poi la sostituzione” e che “il notaio incaricato della successione ereditaria del nipote della Toncini, di cui la stessa era erede, non curasse con la dovuta diligenza la pratica”.
La gip, a questo punto, nell’ordinanza cautelare ha sottolineato: “In tal modo isolava l’anziana donna dalle poche persone con le quali intratteneva i rapporti, le procuravano un telefono cellulare ‘riservato’ con cui poterla contattare all’insaputa dell’amministratore di sostegno, e impedivano al dottor M.B. (richiesto dall’amministratore di sostegno e autorizzato dal giudice tutelare) di svolgere una perizia neuropsichiatrica sulla Toncini, facendosi trovare nell’abitazione dell’anziana donna e ostacolando la visita”. E, per questo, la moglie di Sansa avrebbe “bloccato con un piede la porta della camera in modo da impedire al medico di effettuare la visita”.
La 95enne è morta, come ricordato all’inizio, nel gennaio scorso. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Verità che ha citato l’ordinanza cautelare, il 20 febbraio i coniugi Sansa, attraverso una scrittura privata, si sarebbero impegnati ad acquistare un alloggio su due livelli nel Centro storico di Genova al prezzo di 270.000 euro.
Il frate, lo scorso marzo, avrebbe riscosso il premio delle polizze.
Il 4 maggio i coniugi Sansa avrebbero chiesto al giudice tutelare l’autorizzazione a intervenire come rappresentanti legali del figlio minore nella stipula del contratto di compravendita e del relativo mutuo “essendosi presentata la favorevole occasione per il minore (il quale sarebbe diventato maggiorenne da lì a tre mesi, ndr) di acquistare la proprietà dell’immobile”.
Tra le altre cose, nel documento, secondo quanto riferito dal quotidiano La Verità, sarebbe riportato: “La predetta vendita comporterà effetti esclusivamente favorevoli in capo al minore in quanto il prezzo verrà pagato integralmente dal padre, in parte con proventi del proprio reddito e in parte col netto ricavo di mutuo ipotecario, il cui debito graverà esclusivamente sul padre, relativamente al quale il minore concederà ipoteca sullo stesso bene acquistato senza assumere alcuna obbligazione pecuniaria”.
“In realtà – ha spiegato l’articolo del quotidiano La Verità – nel rogito del 31 maggio, firmato davanti al notaio Matteo Di Paolo, non si parla più di mutuo ipotecario, ma soltanto di assegni circolari: due da 15.000 euro consegnati il 17 febbraio alla proprietaria dell’alloggio come acconto, uno da 100.000 euro datato 30 maggio e due da 70.000 emessi il 31 maggio. Facendo una verifica nei registri immobiliari non si rinviene alcuna ipoteca iscritta sull’appartamento e quindi nessun mutuo”.
“Per quanto risulta al quotidiano La Verità – ha aggiunto il cronista – appena due giorni prima, il 29 maggio, il frate avrebbe effettuato una donazione all’avvocata Valerio dell’importo di circa 130.000 euro”. L.B.