Prosegue senza sosta, anche con unità cinofile, la ricerca dei dispersi, oltre una decina, sepolti sotto le macerie del ponte Morandi di Genova.
Così per la terza notte consecutiva, i vigili del fuoco hanno lavorato per cercare di aprirsi un varco tra gli enormi blocchi di cemento.
Due sono i punti su cui si stanno maggiormente concentrando le ricerche delle persone che ancora mancano all’appello: il basamento del pilone crollato, all’altezza dell’argine sinistro del Polcevera, e il blocco di ponte lungo una ventina di metri precipitato dopo essersi cappottato sulla ferrovia.
Nel mentre si cercano i dispersi si cerca di levare al più presto il materiale presente nel letto del Polcevera. Così un altro dei simboli della tragedia l’enorme blocco di cemento conficcato nel letto del torrente è stato abbattuto nella notte.
Sono terminate, invece, le ricerche sull’argine destro del torrente, quello dove c’è il deposito Amiu. Proprio su quel lato si è sviluppato un principio d’incendio subito spento dai vigil del fuoco.
L’ipotesi che sta prendendo maggiore forma per la caduta del ponte sarebbe la rottura di uno dei tiranti.
“La rottura di uno strallo è un’ipotesi di lavoro seria, ma dopo tre giorni è solo un’ipotesi”. A dirlo Antonio Brencich, docente dell’università di Genova e membro della commissione dei Trasporti e delle Infrastrutture che deve accertare le cause del crollo dopo un sopralluogo, ma non è voluto entrare nel merito del lavoro della commissione.
Brencich ha invece smentito che possa essere stato un eccesso di carico a provocare il crollo del ponte: “La pioggia, i tuoni, l’eccesso di carico sono ipotesi fantasiose – ha detto – che non vanno prese neanche in considerazione”.
Polizia e guardia di finanza stanno eseguendo alcuni decreti di sequestro su incarico della procura di Genova, in particolare i documenti che riguardano la gestione, progettazione, manutenzione del tratto autostradale crollato martedì mattina.
Sono stati posti sotto sequestro anche i resti del ponte.