Lo scrivono i medici legali nella relazione depositata in Procura a Genova
Camilla Canepa, la studentessa di 18 anni di Sestri Levante, morta a giugno dopo essere stata vaccinata con AstraZeneca durante un open day il 25 maggio, “non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco”.
A scriverlo è il medico legale e l’ematologo nella relazione depositata in Procura ai pm genovesi che indagano sul caso.
La morte per trombosi, si legge, “è ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino”.
Camilla si era sentita male il 3 giugno ed era stata portata all’ospedale di Lavagna dove le avevano riscontrato una piastrinopenia e una fotosensibilità.
Era stata però dimessa, dopo una tac senza contrasto. Il 5 giugno, era tornata nello stesso ospedale in condizioni disperate per una trombosi al seno cavernoso. La giovane era stata trasferita al San Martino di Genova.
Nell’ospedale genovese la ragazza aveva subito due delicati interventi. Il primo per rimuovere il trombo, il secondo per ridurre la pressione intracranica.
Dopo l’intervento, lo scorso 6 giugno, la giovane era stata ricoverata in Terapia Intensiva in condizioni gravissime fino al tragico epilogo.
Sull’accaduto è stata aperta un’inchiesta per omicidio colposo al momento a carico di ignoti.
Dai genitori, era arrivato l’estremo gesto d’amore con la donazione degli organi.
Loro, proprio i genitori, avevano sempre sostenuto che la figlia non aveva patologie pregresse e non prendeva farmaci.
“Al primo ricovero – scrivono i medici nella relazione – era già in atto la reazione al vaccino e poteva essere interpretata come tale ma in quel contesto e in quella fase storica ancora se ne parlava poco e non era così di facile intuibilità una correlazione”.
Dal documento consegnato ai pm, inoltre, non emergerebbero responsabilità evidenti per i medici dell’ospedale di Lavagna che hanno dimesso la giovane dopo il primo ricovero in ospedale.
E proprio sulle dimissioni dall’ospedale di Lavagna, il legale della famiglia Canepa ha sollevato dubbi indicando la necessità di ulteriori approfondimenti.
Approfondimenti che verranno anche eseguiti tramite un consulente della famiglia.
Oltre al fatto che la ragazza non aveva patologie e non prendeva medicinali, il legale della famiglia Canepa evidenzia come “la problematica delle controindicazioni su quella fascia di età erano state già evidenziane nel verbale numero 17 del comitato tecnico scientifico che diceva come fosse sconsigliato per le persone sotto i 60 anni”.