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Multedo: business immigrati non può capovolgere nostra storia e testamento Govone

Multedo: business immigrati non può capovolgere nostra storia e testamento Govone
L'ex asilo Govone

Ex asilo Govone storicamente per i nostri bimbi, non per il business immigrati. I pacifici residenti di Multedo spiegano con una lunga missiva inviata nei giorni scorsi alle Autorità come le Ministre Roberta Pinotti e Valeria Fedeli, il Cardinale Angelo Bagnasco, la Prefetta Fiamma Spena, il Governatore Giovanni Toti, il Sindaco Marco Bucci ed altri, l’origine della loro condivisibile battaglia a favore del quartiere, per anni vessato da pesanti servitù ed abbandonato a se stesso. Ecco il testo integrale sottoscritto da Silvio Zavattoni e Luciano Venzano a nome del gruppo di residenti che ha elaborato l’interessante documentazione storica.

“Ci permettiamo di presentare alle Signorie Loro la sotto riportata nota storica sulla figura di Adele Govone, che donò nel 1949 alla Congregazione Figlie di N.S. della Neve, un edificio ove trasferire l’asilo infantile operante in Multedo dal 1862. La nota è stata stesa da un piccolo gruppo di Multedesi a fronte di quanto si è verificato nelle convulse giornate da tutti vissute.

Ci auguriamo che questo contributo storico possa costruire un ‘ponte’ che operi conciliazione tra la continuazione della presenza educativo-scolastica nel quartiere e nel contempo favorisca quello spazio logistico e di cuore verso l’accoglienza di chi, povero in tutto, è portatore di tanta sofferenza. Noi sottoscritti, un po’ curiosi per natura, ci siamo posti la domanda: Chi è stata la Contessa Govone?

Nei giorni delle proteste e della confusione che hanno coinvolto cittadini del quartiere e non solo, sino a generare una lacerazione del tessuto sociale a Multedo, ci siamo chiesti cosa avrebbe pensato la Contessa Adele Govone su quanto stava accadendo. La ricerca non poteva partire se non dall’Atto che Lei fece dinnanzi al Notaio il 17 giugno 1949 a Torino a favore della Pia Congregazione delle Figlie di N.S. della Neve.

Nell’atto leggiamo: che la Contessa lasciava ‘…Un appezzamento di terreno con una palazzina … stabili…’, che ‘La donazione venne fatta allo scopo e sotto precisa condizione che gli stabili siano destinati esclusivamente alla istituzione e al funzionamento di un Asilo Infantile che sarà denominato ‘Asilo Infantile Contessa Adele Govone’, che ‘Qualora a giudizio insindacabile della Congregazione si constatasse opportuno spostare l’Asilo in altro immobile, sempre in Multedo, gli stabili in oggetto della donazione potranno avere altra destinazione ed anche essere liberamente alienati dalla Congregazione donataria. Ben inteso, ove si verificasse tale eventualità, l’Asilo Infantile dovrà comunque essere conservato e se ne dovrà garantire il suo funzionamento, e pur spostato in altro immobile, avrà sempre la stessa denominazione sopra indicata’.

La Contessa Adele nasce a Firenze ed è una dei figli del Conte Giuseppe fu Ercole, Generale, Capo di Stato Maggiore, Croce di Grand’Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia, militare che ha contribuito a scrivere molte pagine del nostro Risorgimento come Agente segreto, Diplomatico, Deputato e Ministro della Guerra nel Gabinetto Lanza.

Il Conte Giuseppe nasce a Isola d’Asti il 19 novembre 1825 da antica famiglia nobile trasferitasi ad Alba. Il padre Ercole ne fu Sindaco e tale carica andrà a ricoprire il figlio Umberto, sino alla II guerra mondiale. Il Generale aveva frequentato con onore la Reale Accademia Militare di Torino in giovanissima età e in seguito contribuirà, con gli incarichi da lui svolti, a scrivere numerose pagine del nostro Risorgimento.

I ruoli da lui ricoperti negli anni 1848-1872 delineeranno la sua figura storico-politica. Nel 1859 sposa Laura Vicini e con la moglie scrive la nuova storia della neo-famiglia Govone, molto presto rallegrata dalla nascita di bambine e bambini. Per le esigenze di servizio il Generale deve spostarsi continuamente da una città all’altra ed è per questa ragione che Adele nasce a Firenze. Il 25 gennaio 1872, dopo aver eluso la sorveglianza dei familiari, il Generale Giuseppe, in preda ad una grave depressione, pone fine ai suoi giorni con un colpo di pistola lasciando in tutti profondo dolore e costernazione.

In questi tredici anni è scritta la breve storia della famiglia al completo in cui viene vissuta l’esperienza di genitori e i figli crescono nella spensieratezza e felicità dell’infanzia con mamma e papà. Ai giorni di incolmabile dolore per la perdita del genitore, ne seguiranno per i figli altri altrettanto dolorosi e difficili. Divenuti grandicelli essi dovranno imparare a convivere e a gestire il significato della morte del padre – Generale – Diplomatico – Agente segreto, collegata a fatti storici carichi di giudizi negativi e ingiurie che pesavano sulla figura paterna.

La residenza del Conte Giuseppe era in Alba, nel cui territorio circostante ha sede lo storico Castello Govone e dove la storia sabauda si intreccia nel passato e nel presente consolidando con i Govone rapporti di amicizia e stima. Il Castello Reale di Govone, residenza sino al 1831 del Re Carlo Felice e della consorte Maria Cristina, ha avuto una particolare notorietà per il soggiorno nel 1730 di Jean Jaques Rousseau filosofo, scrittore, musicista che ha influenzato con il suo pensiero non solo la cultura nei salotti 3 reali e nobili, ma anche quella degli amministratori dei beni pubblici e Regi soprattutto mirate ad iniziative di interesse scolastico.

La stessa Maria Montessori nel Novecento porrà la sua attenzione pedagogico-scientifico-didattica sull’età prescolare e sui gradi successivi legando il suo studio al pensiero del filosofo Rousseau. Fu quindi un momento importante per la crescita della istruzione e della cultura ed è proprio in quella località piemontese che nel terzo decennio dell’Ottocento verranno poste le basi della scuola pubblica, dalle istituzioni prescolastiche alla scuola secondaria che avviava agli studi universitari o alle preparazioni professionali di alto livello.

Il Re Carlo Felice dalla sua residenza di Govone promulgherà il Nuovo Regolamento scolastico segnando la nascita della Scuola Elementare. In seguito la legge del Ministro Gabrio Casati, emanata il 13 novembre 1859 per il Regno di Sardegna e in seguito alla unificazione estesa all’intero territorio nazionale, sarà fondamentale per il riordinamento delle scuole di ogni ordine e grado. In quegli anni nella città di Alba l’impegno rivolto alla scuola fu notevole e portò alla soddisfazione di veder salire il tasso di alfabetizzazione dal 32% del 1848 al 98% del 1898 con la partecipazione attiva alla frequenza scolastica da parte delle classi più povere.

Nel 1870 il Conte Giuseppe prese a cuore il versante scolastico-culturale e nella realizzazione di scuole si impegnò facendo costruire una Scuola Materna ad Isola D’Asti, sua città natale. Con la moglie contribuì con una cospicua somma di denaro per salvare il liceo ginnasiale di Alba che in quel momento viveva momenti di difficoltà e che finalmente nel 1891 diverrà Liceo Classico di Alba portando il nome di Giuseppe Govone.

L’impegno degli amministratori locali portò alla realizzazione delle scuole Magistrali per la preparazione dei maestri e di Scuole ad indirizzo tecnico e agrario collegate alle risorse del territorio. Questo è l’ambiente culturale in cui “i piccoli” del Conte Govone vengono educati e formati e che rimarrà scolpito nel loro cuore come un impegno particolare e fondamentale della loro famiglia.

Alcune date restano significative per il tracciato di lettura che, nel nostro contesto, abbiamo evidenziato. La presenza del Generale Govone a Genova nel 1849 con la repressione della Insurrezione; nel 1857 e poi nel 1866 quando, affiancando il Principe Umberto combatte nella fatidica Custoza insieme all’amico genovese Generale garibaldino Nino Bixio.

I Govone sono dunque legati alla casa Savoia dalla storia e dall’amicizia che furono dei loro Avi a cui si aggiungono le pagine della storia ad essi contemporanea. Con i Savoia sviluppano l’attivo e condiviso interesse verso il mondo scolastico e pongono l’attenzione in modo particolare sugli asili infantili che stanno assumendo nuova veste educativa e devono essere potenziati con realizzazioni edificate su tutto il territorio. Hanno rapporti con la famiglia di Leopoldo Bixio attraverso l’amicizia con il garibaldino Nino. Il Conte Uberto, figlio di Giuseppe Govone e fratello di Adele, regalerà una cospicua somma per realizzare l’Asilo ad Alba. Purtroppo non riuscirà a vedere realizzata questa opera che verrà portata a termine dal fratello Augusto insieme ad altri interventi caritativi ed assistenziali. Due saranno gli Asili che ricorderanno il Generale Govone ad Isola d’Asti e Alba.

Il Re Umberto e la Regina Margherita soggiornano spesso negli anni di fine Ottocento nella residenza di Palazzo Reale a Genova, ma trascorrono volentieri tempi strettamente familiari, ospiti in Villa Lomellini Rostan a Multedo, dove il mare e la spiaggia sono incantevoli, il clima è mite e la verde bellezza del paesaggio fa da cornice tutt’intorno. Anche la famiglia Govone, negli stessi anni, è spesso a Multedo per far trascorre ai bambini momenti di vacanza al mare. Risiedono nella villetta che l’Avv. Cesare Leopoldo Bixio mette loro a disposizione tramite l’amicizia con Nino Bixio.

Le antiche ville e le terre coltivate sino quasi a lambire il mare, rendono piacevole questo lembo di terra che racchiude importanti valori storico-artistici tra cui quelli dei Santi Nazario e Celso immortalati negli affreschi realizzati nel 1634 da Lazzaro Tavarone nel piccolo Oratorio di Multedo in cui è attualmente in via di realizzazione una impegnativa opera di restauro.

Le notizie sull’Asilo e la scolarizzazione dei bambini di Multedo si trovano in un manoscritto in possesso delle Suore della Neve di Multedo, gentilmente da loro concesso per la pubblicazione della ‘Storia illustrata di Multedo’ di Carlo Scipioni e che trascriviamo integralmente.

Multedo: ‘Questa casa fu aperta nel 1862 dalla munificenza del Marchese Rostan per l’Asilo Infantile e Scuola Privata Fanciulli dei suoi coloni. Attualmente v’è solo l’Asilo Infantile e un po’ di laboratorio. I Marchesi Reggio, successori di Rostan provvedono alle Suore l’alloggio ed il combustibile e donano £ 1.000 annue. Il Marchese, poi, dà l’annuo sussidio di £ 2.000. Le sorelle hanno l’obbligo di lavare, cucire, e stirare la roba della cappella dei Marchesi e d’accattare gratuitamente all’asilo i bambini dei coloni. Il laboratorio è a conto delle Suore’.

Prosegue con altra scrittura: ‘Questo asilo funzionò nel caseggiato dei Marchesi Reggio dal 1862 al 1952, anno in cui trasferito in Via Antica Romana di Pegli, in una casetta donata (vedi testamento) dalla Contessa Adele Govone. Anche questa casa era troppo ristretta per un decoroso funzionamento dell’asilo, e dopo pratiche noiose durate tre anni, il 24 maggio 1966 si iniziarono i lavori per una nuova costruzione che riuscì funzionale e rispondente alle nuove esigenze dei fanciulli’. Questo manoscritto ci fa conoscere la data in cui le Suore si insediarono nel territorio di Multedo; nel 1952 si trasferirono da Via Ronchi nella donazione Govone. Non si conosce la data in cui le Suore della Neve si trasferirono da Villa Rostan a Via Ronchi.

Si deve ricordare che, se a Genova la prima società degli asili era stata fondata già nel 1840 per l’apertura nel Sestiere del Molo di un asilo intitolato a Santa Sofia in onore della benefica Marchesa Sofia Brignole Rostan, nei comuni minori del circondario il movimento si avviò solo alla fine degli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta dell’Ottocento.

In particolare nel ponente oltre l’asilo promosso nel 1862 a Multedo dal Marchese Rostan solo per i figli dei suoi coloni della villa Lomellini e, successivamente, aperto agli altri abitanti del piccolo comune allora ancora autonomo (lo rimarrà sino al 1875 quando fu aggregato a Pegli), dobbiamo ricordare l’apertura nel 1858 a Sestri Ponente dell’asilo Umberto e Margherita del quale primo presidente fu il marchese Clemente Lomellini, nel 1864 dell’Asilo Principe Oddone istituito dal Consiglio comunale di Cornigliano quando era sindaco Lorenzo Dufour, nel 1866 dell’asilo Lorenzo Stallo a Pegli.

Pensiamo che la Contessa Adele avrà spesso rievocato i momenti belli degli anni della sua infanzia vissuti a Multedo con i fratellini prima che la tragedia segnasse per sempre la loro esistenza. Essi coltiveranno fortemente in cuore il desiderio di riscattare l’onore della figura paterna nel fare chiarezza sulla figura storica, militare e politica, ma anche per suggellare quegli aspetti in cui il padre aveva notevolmente contribuito culturalmente e fattivamente con interventi economici sulle realtà scolastiche.

Per questi aspetti il figlio Conte Ing. Uberto scriverà una biografia sul padre attraverso la documentazione in possesso della famiglia: ‘G.G. Frammenti di memoria’, Torino 1902 e proseguirà a ricordarlo pubblicamente con la costruzione dell’Asilo in Alba a motivo del suo impegno nella scuola. Anche la Contessa Adele avrà, dunque, voluto esprimere qualcosa a ricordo di quel breve ma intenso periodo della sua vita legato all’affetto del padre e da lei vissuto nella spensieratezza dell’infanzia.

Nel 1925, con la partecipazione di una piccola quota da parte delle sorelle Maria ed Eleonora , acquista dagli eredi Bixio la villetta, il terreno e gli stabili dove lei da piccola ha soggiornato felicemente. È su questo posto che lei posa lo sguardo ricco di vita affettivo-familiare per esplicare ciò che il cuore le comanda di fare.

La donazione, che farà in seguito, sarà scolpita nel cuore di Multedo non solo attraverso l’edificio scolastico, ma soprattutto nel suo contesto umano, logistico- 5 affettivo che andrà a segnare la vita educativa dei bambini che a Multedo ricorderanno il suo nome godendo il ‘bene’ da lei lasciato.

Ella vide in quei bambini, portatori di vita e storia futura, un lascito psicologico di una maternità che lei non ha realizzato e che vede assunta nel gesto da lei generato in una maternità generosa allargata. In Multedo la Contessa aveva rilevato la necessità di un Asilo degno della cultura che lei stessa aveva colto dal fervore di quelle riforme emanate presso il Castello di Govone e che avevano contribuito alla formazione del suo pensiero adulto.

Adele vede le difficoltà delle Suore che utilizzano locali stretti e angusti per svolgere il loro compito educativo; vede il disagio di una scuola che, negli spazi, non corrisponde alle esigenze didattico-educative da lei tanto recepite ed amate. Nel compiere la donazione a Multedo (avrebbe potuto rivolgere lo sguardo altrove e le opportunità certo non le mancavano), ella vuole suggellare il ricordo del rapporto di padre e di figlia che lei serba gelosamente in cuore legato a Multedo.

Il suo intento è, probabilmente, rafforzato dai gesti generosi che furono del nonno paterno, del padre e dei fratelli e forse anche da quello dei reali Umberto e Margherita, a Lei particolarmente vicini sia nell’infanzia che nella sua crescita di giovinetta, che a Sestri Ponente, come sopra ricordato, avevano un Asilo Infantile ancor oggi attivo nella sua originale forma concordataria.

Per rispondere alla domanda che ci siamo posti in partenza, abbiamo necessariamente dovuto leggere la storia risorgimentale e con essa la storia sabauda nonché la storia dell’impianto scolastico nato e vissuto in quel tempo. L’insieme e la confluenza di questi dati storico-culturali e scolastici ci hanno permesso di conoscere questa donna nell’aspetto della vita pubblica e di famiglia, mentre appartengono nascosti nel suo cuore i pensieri e gli intenti della sua tanto sofferta vita privata di cui vogliamo, nel silenzio, esprimere il nostro rispetto.

Difficile è leggere oggi questa storia dove il nome di Adele sull’ingresso del suo asilo è scomparso per far posto ad una generica indicazione ‘sezione primavera Govone’.

La storia che ci appartiene, soprattutto perché abitiamo a Multedo, è diventata essa stessa patrimonio di cultura ed è particolarmente cara e presente nel cuore di molti abitanti sia perché in parte l’hanno vissuta personalmente, sia perché l’hanno ascoltata dai racconti tramandati dai propri anziani. È la storia che nasce dal vissuto del ‘dove si abita’ e che è il presupposto per affrontare lo studio che riservano i banchi di scuola e non solo.

Attraverso le finalità educative si possono concretizzare azioni e scrivere quelle pagine di dialogo nate dalla conoscenza, dalla riflessione attenta e soprattutto dal rispetto che sempre deve essere strumento portante di ogni agire. Di questo dobbiamo essere portatori consapevoli ed impegnati di fronte a qualsiasi novità in cui fatti quotidiani ci sollecitano ad intervenire personalmente o nel gruppo.

Forse questo è stato il tassello mancante per cui si è verificato lo scollamento di un tessuto sociale. Gli elementi di conoscenza, riflessione, valutazione delle opportunità, rispetto delle persone avrebbero creato risorsa per i presupposti del costruire insieme. L’assenza di questi elementi ha prodotto un libero campo in cui, forse, ciascuno ha provato a tirare il lembo di una coperta sotto la quale sentirsi protetto nelle proprie idee, senza valutare che questi atteggiamenti non costruiscono, ma distruggono.

Questi sono i valori che vogliamo e dobbiamo essere capaci di trasmettere sempre e a tutti, per una vera integrazione in un tessuto sociale ospitante e che può trasformare l’accoglienza consapevole in un valore aggiunto. Con queste necessarie prerogative concludiamo fiduciosi che il taglio netto tra le opinioni diverse che hanno alimentato giornate pesanti, sventolate su inappropriati slogan e sentenze urlate pensando di produrre cosa buona, nel dire e nel fare ‘di ogni erba un fascio’, speriamo non abbiano più a ripetersi.

La storia è testimonianza dei tempi, luce delle verità, vita della memoria, maestra della vita, messaggera dell’antichità. (Cicerone, De oratore) Per questo noi dedichiamo quello che insieme abbiamo ricercato e scritto con finalità di contribuire ad una lettura di taglio storico che può rendere tutti un po’ più consapevoli.

Non possiamo concludere senza ricordare una figura speciale vissuta nell’Asilo e per l’Asilo di Multedo in questi ultimi quarant’anni e che ultimamente è deceduta: Suor Cherubina.

Una istituzione per tutti gli abitanti del quartiere; suora umile, sempre sorridente, disponibile e attenta ad ascoltare partecipando a gioie e dolori di ciascuno. Dopo l’orario scolastico (in spazi interni sempre ben distinti) l’Asilo si proponeva per realizzare la scuola di Catechismo e nelle giornate belle permetteva ad intere famiglie di usufruire del bel giardino con i suoi giochi.

Se la Parrocchia o il quartiere non erano in grado di offrire spazi mirati per qualche progetto, eccola sempre pronta ad offrire quanto a lei possibile. Per ogni necessità del quartiere sapevamo di poter contare sempre sulla sua accoglienza: il sabato e la domenica si svolgevano quelle attività ‘di servizio ricreativo’ rivolte ai bambini, non potendo contare sulla presenza di gruppi associativi.

L’esperienza di 150 ragazzi provenienti, nella stagione estiva dall’Est-Europa (scambio tra giovani nell’ambito della Pastorale giovanile – Parrocchie del Vicariato Pegli), ha potuto felicemente attuarsi per i dieci giorni necessari, grazie alla opportunità della sua accoglienza e alla collaborazione a lei offerta da molte famiglie del quartiere. Tanti altri momenti potrebbero essere ricordati.

Molte volte noi del quartiere abbiamo avuto bisogno di radunarci, in maniera semplice e familiare, per trovare soluzioni o comunque impegnarci sul bene comune. Sempre abbiamo ricevuto da lei la disponibilità dei locali senza per questo chiederci alcun compenso. Passavamo quasi di nascosto con un cappello … ci sembrava giusto. Grazie Suor Cherubina, con il tuo semplicissimo modo di fare ci hai insegnato molto!”.