WASHINGTON L’Amazzonia brucia ormai da settimane, tra le polemiche per la politica del presidente del Brasile Bolsonaro e la preoccupazione mondiale che vede letteralmente andare in fumo il proprio “polmone verde”. Mentre il mondo osserva gli incendi che imperversano nella foresta brasiliana, le immagini satellitari mostrano un numero molto maggiore di incendi in Africa.
La NASA l’ha ribattezzato il “continente del fuoco” dato che ospita almeno il 70% dei 10 mila roghi che bruciano in tutto il globo mediamente in un giorno di agosto ma le fiamme spesso si trovano nelle savane scarsamente boscose e sui campi coltivati da piccoli agricoltori. Questo le renderebbe meno preoccupanti per la deforestazione. “Ci sono questioni di gestione del fuoco in questi ecosistemi (africani), ma il fuoco fa parte della loro ecologia”, ha detto Sally Archibald, che studia la dinamica della savana.
Negli ultimi 33 anni, il Brasile ha perso 89 milioni di ettari di foreste, superficie equivalente agli Stati di Bahia e Maranhao. Più della metà di questa perdita, 47 milioni di ettari, è avvenuta in Amazzonia. Nello stesso periodo, in compenso, le aree adibite al pascolo e all’agricoltura sono cresciute di 86 milioni di ettari.
Non è tutta colpa di Bolsonaro, però…
Il 59% del territorio brasiliano è ancora composto da foreste mentre, nel 1985, era il 69%. Nel frattempo, l’area sfruttata per le attività agricole è passata dal 20% al 31%.
Il fenomeno, quindi, sembra perpetrato nel tempo e non direttamente riconducibile alle politiche di Bolsonaro che comunque aveva garantito “norme meno severe per favorire agricoltura intensiva e allevamento”.
Se da una parte la questione legata allo scopo di questi incendi evidenzia una sostanziale differenza tra la situazione in Amazzonia e quella in Africa, resta in auge la problematica inerente alla diffusione nell’atmosfera dei gas responsabili dell’effetto serra. L’Agenzia spaziale europea stima che il 25-35% delle emissioni di questi gas responsabili del cambiamento climatico, proviene dalla cosiddetta combustione di biomassa, che include gli incendi che sono intenzionalmente destinati a ripulire i terreni per l’agricoltura.
La maggior parte di questi incendi si verifica nelle regioni tropicali dell’Africa e come sottolineato dal ricercatore finlandese Antti Lipponen “nel mese di agosto la concentrazione di anidride carbonica sopra il continente africano era due volte quella presente nell’atmosfera sudamericana”. È anche vero che non tutto questo quantitativo è riconducibile esclusivamente agli incendi.
Marcello Di Meglio