“Se non posso benedire le coppie formate da persone dello stesso sesso, allora non benedico neppure palme e ramoscelli d’olivo”.
È la dura presa di posizione contro i dettami della Chiesa Cattolica assunta dal parroco Giulio Mignani andata in scena ieri a Bonassola.
Il prete spezzino, che già in passato si era schierato a favore delle coppie di fatto e delle cosiddette famiglie arcobaleno, ha deciso di non benedire le palme nella Domenica che precede la S. Pasqua come forma di protesta contro il documento della Congregazione per la dottrina della fede che vieta la benedizione delle unioni di coppie omosessuali.
“Spero – ha rincarato la dose don Giulio – in una Chiesa profetica che trascini la società verso il bene per l’uomo e spero che un domani ci siano anche i matrimoni in Chiesa per le coppie dello stesso sesso”.
E oggi è arrivata la reprimenda della Curia della Spezia: “Nonostante i vari interventi già compiuti personalmente negli ultimi anni dal vescovo e i comunicati emanati per ribadire ai fedeli la posizione ufficiale della Chiesa, a fronte delle esternazioni di don Giulio Mignani in merito a temi riguardanti la fede e la morale, con dolore dobbiamo constatare quanto è nuovamente accaduto la scorsa Domenica delle Palme nelle parrocchie a lui affidate.
Don Giulio, oltre ad omettere la tradizionale benedizione dei rami di ulivo (a suo dire a motivo delle norme anti Covid) ha anche manifestato la sua presa di posizione sul ‘responsum’ della Congregazione della Dottrina della Fede circa la possibilità di benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso.
Dato che tutto ciò ha suscitato disappunto tra i fedeli, ci corre il dovere di precisare quanto segue.
1) Le norme liturgiche prevedono la possibilità di benedire all’inizio della Santa Messa i rami di palma e di ulivo anche con la sola piccola processione del sacerdote da un punto della Chiesa all’altare. Ciò è sufficiente per fare memoria dell’entrata di Gesù in Gerusalemme, e non contravviene alcuna norma anti Covid.
2) È riprovevole omettere o compiere un gesto liturgico legando ciò ad un intervento di protesta personale, tanto più se rivolto ad un pronunciamento della Congregazione per la Dottrina della Fede, del quale il Santo Padre ha dato il suo assenso alla pubblicazione.
3) Il ‘responsum’, che invitiamo tutti a leggere con attenzione, e che è riportato integralmente anche sul sito della Diocesi, espone in modo comprensibile con rispetto, serenità e verità il perché la Chiesa non dispone, né può disporre del potere di benedire dette unioni.
Su quanto avvenuto si sta valutando in merito nelle apposite sedi, a tenore della normativa canonica vigente”.