“In questi giorni una pattuglia delle Forze dell’ordine impiegata nel ponente ligure nelle zone di confine con la Francia, in uno dei numerosi servizi che in questo periodo vengono effettuati per contrastare l’immigrazione clandestina, ha intercettato alcuni cittadini africani che, a quanto pare, intendevano raggiungere la vicina Costa azzurra. Quello che ci ha fatto preoccupare, e non poco, è che all’atto del controllo uno di loro era affetto da un sospetto caso di scabbia ed era libero di circolare”.
Non solo Genova con 7 agenti della Polizia Municipale che sarebbero risultati positivi al test della Tbc (non si sa ancora come siano stati contagiati) ma ci sarebbe un allarme sanitario anche per possibili casi di scabbia a Ventimiglia. Inoltre, l’Asl1 l’altro giorno ha riferito di un migrante sudanese affetto da tubercolosi che viveva in un accampamento abusivo sul greto del fiume Roja (v. articolo precedente).
Il Segretario Generale Regionale del COISP, Sindacato Indipendente di Polizia, Matteo Bianchi, oggi ha commentato così l’ultimo caso sanitario nel ponente Ligure.
“Quanto sosteniamo – ha aggiunto Bianchi – non vuole essere un soffiare sul fuoco della paura, ma un semplice avvertimento per tutti gli Operatori della Sicurezza che operano in servizi dedicati all’immigrazione ponendo l’accento sull’assurdità del modo in cui gli operatori hanno scoperto che questo cittadino poteva essere contagiato da scabbia.
Infatti lo stesso, il giorno precedente, era arrivato al pronto soccorso di un nosocomio dove gli veniva diagnosticato un sospetto caso di scabbia ed invitato ad andare, il giorno dopo, ad effettuare, sempre presso una struttura ospedaliera, una visita specialistica dermatologica, visita che avrebbe dovuto effettuare poco ore dopo il controllo effettuato dalle Forze dell’Ordine.
Ora ci chiediamo: non esiste nessun protocollo nazionale, emanato magari dal Ministero della Sanità, che imponga agli ospedali di accertare, prima di dimetterlo, soprattutto in casi limite come questo in cui il paziente non ha nemmeno una residenza nel nostro Paese, se la patologia è effettivamente una malattia contagiosa che pone a serio rischio chiunque entri in contatto con questa persona? E’ normale porre a rischio l’incolumità di moltissime persone, tra cui anche donne e uomini preposti al controllo del fenomeno dell’immigrazione?
Spero che su questa vicenda il nostro Ministero della Salute ed anche il Servizio Sanitario della Polizia di Stato facciano immediatamente chiarezza. Noi siamo fermamente convinti che la salute dei Poliziotti non può essere messa a rischio per la superficialità con la quale svolge il proprio lavoro qualcuno o peggio ancora per mancanza di protocolli nazionali sulla gestione di questi eventi.
Non è più accettabile questo gioco al massacro per la gestione dei migranti che è ormai solo ed esclusivamente sulle spalle delle Forze dell’Ordine! Auspichiamo che del caso se ne possa occupare anche la nostra Regione con l’Assessore competente Sonia VIALE la quale ha sempre dimostrato ampia sensibilità su queste tematiche. Assessore che, auspichiamo, si farà portavoce nelle sedi competenti per denunciare questo ennesimo fatto grave che ci fa riflettere sulla necessità di gestire un’immigrazione che sia finalmente controllata in modo serio ed efficace”.