Il nuovo Ponte di Genova è già stato realizzato.
Domani si ricorderanno le 43 vittime del tragico crollo del Ponte Morandi avvenuto alle 11,36 di quel maledetto 14 agosto di due anni fa.
“A fine settembre, primi di ottobre consegneremo ai magistrati i risultati dell’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi. Altre tre sono ancora aperte”.
Lo ha annunciato il colonnello Ivan Bixio, comandante del I gruppo della Guardia di Finanza di Genova, in un’intervista all’Eurispes, che nelle pagine del suo magazine online ha realizzato uno speciale, raccogliendo diversi video contributi a firma di Emilio Albertario.
Nel corso dell’intervista, l’investigatore della Gdf genovese ha ricordato i “circa 60 terabyte di documentazione acquisita nel tempo e analizzati dalla Guardia di Finanza” e le “quattro inchieste nate successivamente al tragico crollo del Ponte Morandi”.
“Siamo giunti – ha spiegato in sintesi il colonnello Bixio – alla fase finale della stesura di questa corposa analisi e contiamo di depositare tutto dopo l’estate, tra la fine di settembre e i primi di ottobre, comunque prima che scadano le indagini preliminari e comunque prima del secondo incidente probatorio.
La difficoltà, ovviamente, se vado indietro a due anni fa, era quella di iniziare a domandarsi che cosa cercare rispetto a un tipo di evento che è diverso rispetto ad altre attività di polizia economica e finanziaria che noi della Guardia di Finanza facciamo.
In questo caso, con la procura di Genova, è stato acquisito un sistema di analisi vero e proprio che non ha eguali in Italia, in grado di trovare ‘l’ago nel pagliaio’.
Diventa fondamentale ed estremamente utile servirsi di questi sistemi perché altrimenti si rischia di non riuscire a trovare quello che serve e perdere tanto tempo.
Accanto a questi tipi di analisi tecnologicamente più avanzate rimangono, comunque, i sistemi tradizionali, per cui rispetto ad una email o ad un documento bisogna sempre interrogare il testimone, fare ulteriori riscontri.
Ad esempio, sui falsi report sono state fatte delle indagini puramente tecniche, che sono uno strumento classico.
Inoltre, abbiamo fatto indagini sugli smartphone, andando ad analizzare le corrispondenze delle chat su WhatsApp, Telegram e quant’altro”.
Il magazine dell’Eurispes ha raccolto, inoltre, i contributi del professore Alberto Mattiacci, ordinario di Economia e Gestione delle imprese presso la Sapienza Università di Roma e dell’Architetto Diego Franchi.
Il primo per avere una lettura sociologica sui fatti legati al disastro del Ponte Morandi e il secondo per avere un’opinione, da un punto di vista meramente tecnico, rispetto alla ricostruzione.
Su un’altra problematica strettamente collegata al crollo, quella delle concessioni e degli appalti, è stato registrato l’intervento del professore Federico Tedeschini, docente, avvocato ed esperto di problemi di diritto amministrativo, di contratti pubblici e di diritto della concorrenza.
“Non c’è dubbio – ha riferito il prof. Tedeschini – che la vicenda del Ponte Morandi abbia dimostrato come il codice degli appalti, in vigore nel momento del crollo, fosse assolutamente inutilizzabile per coniugare l’urgenza dell’avvio e del completamento dell’opera con i princìpi che sono alla base delle direttive europee.
Il codice degli appalti ha due grandi difetti: il primo è che piuttosto che occuparsi, come dovrebbe, della ricerca dell’offerta economicamente più vantaggiosa, si concentra prevalentemente sulle qualità degli offerenti e, non sempre, chi è offerente di maggior qualità riesce a fare l’offerta economicamente più vantaggiosa”.