“Un sindacato che non è in grado di garantire il diritto al lavoro ha fallito nel suo ruolo”.
Comincia così la “lettera aperta a un sindacato che ha perso vita” di Marco Arduini , dipendente di Amt Genova.
Ecco il testo integrale.
“Ci siete riusciti, avete infangato la memoria ei principi sui quali questa segreteria è stata fondata, nata per essere la voce dei tranvieri e ad oggi ridotta schiava dei poteri.
La sfiducia, la disunità e il malcontento generale maturati in questi anni, sono il frutto di una gestione sempre più approssimativa che ha gettato al vento anni di lotte e rivendicazioni trasformando la nostra categoria in una barzelletta.
Che siate bravi a vendervi lo si vede durante le serate di preparazione ai concorsi di assunzione, dalle ricostruzioni di carriera che ci fate ingoiare negli accordi sindacali e da come la vostra tessera sia diventata ormai strumento fondamentale per scalare la vetta nei concorsi interni.
Pensavo avessimo toccato il fondo nel 2013, quando su quel palco ha presentatore la votazione più impopolare falsario nella storia di questa segreteria, di questa categoria.
Ma al peggio non c’è limite, purtroppo, e oggi assistiamo a un nuovo periodo in cui i lavoratori non rititi al pensiero unico vengono abbandonati a sé stessi, per non aver piegati a una decisione, quella del Green pass obbligatorio, che è una decisione politica e non sanitaria.
Oggi non ho al mio fianco il sindacato, mi hai abbandonato, e con me mi hai abbandonato padri e madri di famiglia e tutti i lavoratori che già vivono in ristrettezza economica, lo hai fatto quando più ne hai bisogno, quando più c’era necessità di sostegno, informazione e solidarietà.
Da oggi, quando ci ritroveremo a non poter effettuare il tampone per mancanza di disponibilità, tempo o organizzazione altrui, ci vedremo non solo privati del nostro diritto ad esercitare la professione, ma verremo anche privati nostra retribuzione.
E saremo, ancora una volta, soli.
Eppure, siamo gli stessi lavoratori che in piena pandemia e con grande senso di responsabilità non si sono mai fermati.
Siamo andati al lavoro in un clima difficile e pieno di incertezze, mettendo a rischio noi stessi e la salute delle nostre famiglie per garantire la continuità della città e agli altri lavoratori dei servizi minimi essenziali.
Perché è questo che facciamo, diamo un servizio alle persone. Siamo persone.
La vostra politica attendista oggi ha dimostrando quanto in voi non ci sia più onore e come abbiate dato al nostro lavoro, zero valore.
Perché fare proclami a mezzo volantino, non è tutela del lavoratore. E’ commercializzazione.
Non studiare con il Comune di Genova un piano di fatti e di organizzazione per non creare disagio al servizio e ai cittadini e facilitabilità l’accesso ai tamponi per i lavoratori, non è una formalità. E’ un dovere.
Scordarsi di alzare la voce per difendere i lavoratori, tacere di fronte a un hub pagato dalla collettività e organizzato dalla Regione Liguria per i tamponi di chi accedeva al salone nautico, non è una svista.
E’ complicità o, se preferite, sudditanza.
Oggi, se avete ancora un minimo di dignità, dimettervi tutti.
Riconoscere il fallimento e chiedere scusa a tutti gli iscritti Faisa-Cisal”.