Okkupazione a Genova. “Lo Spazio Libero Utopia dalla prossima settimana non ci sarà più. O meglio: tornerà ad essere uno dei tanti luoghi abbandonati e inaccessibili, tristi monumenti al degrado che una certa politica volutamente crea e alimenta”.
Comincia così il post pubblicato la scorsa settimana su Facebook dalle “ragazze e ragazzi” del centro sociale abusivo di Multedo.
Inoltre, dopo la chiusura dello Spazio Libero Utopia, ieri il consigliere comunale Davide Rossi (Lega) ha annunciato quella del centro sociale Zapata a Sampierdarena. Successivamente, potrebbe toccare anche al Buridda di corso Montegrappa.
In tal senso, il capogruppo di FdI Alberto Campanella a inizio ottobre a Tursi aveva dichiarato: “L’ex magistero di corso Montegrappa è in mano a degli scellerati che gestiscono il centro sociale Buridda e ne hanno abusivamente vandalizzato la facciata: l’edificio deve essere restituito alla cittadinanza, non se ne può più”.
“Questo posto – hanno aggiunto i responsabili dello Spazio Libero Utopia – è nato nel 2014 all’interno di una delle tante aree dismesse e abbandonate della nostra città. L’edificio era ed è tutt’ora di proprietà dell’ENI: multinazionale statale, colosso petrolifero mondiale specializzato nel calpestare i diritti umani e in stupri ambientali in nome del sacro ed intoccabile profitto.
A seguito di una costante opera di ristrutturazione e di bonifica, che come spesso avviene all’abbandono di aree industriali non più produttive non era stata adeguatamente eseguita, uno dei tanti luoghi inutilizzati delle nostre periferie è stato per quattro anni un luogo di socialità e di confronto politico, grazie ai progetti e agli sforzi di chi lo ha attraversato.
Abbiamo imparato tante cose in questi anni, abbiamo visto passare tante persone e tanti progetti sarebbero potuti ancora nascere, ma i tempi sono cambiati all’alba di un ‘nuovo’ governo che, come ci aspettavamo, sa dare un’unica risposta ai tanti problemi che coinvolgono il nostro paese e la nostra città: repressione nei confronti dei più deboli e delle poche voci che ancora hanno il coraggio di esprimere il proprio dissenso.
Oggi come ieri, siamo certi e determinati a portare avanti l’idea che lottare per costruire una realtà diversa per se stessi e per gli altri sia non solo possibile, ma dovere di chiunque voglia essere uomo o donna libero e consapevole, pertanto non finisce qui. Domani è un altro giorno”.