Ieri Filippo Giribaldi, il portuale di 42 anni che, il 25 aprile, ha ucciso con un colpo di pistola Manuel Di Palo, 37 anni nella zona del Carmine a Genova, è stato ascoltato dai magistrati.
L’uomo, difeso dagli avvocati Chiara Antola e Paolo Scovazzi, è stato dapprima interrogato dal gip Elisa Campagna e poi dal pubblico ministero Eugenia Menichetti insieme agli investigatori della squadra mobile.
“Mi dispiace per quello che ho fatto – avrebbe detto Giribaldi – sono pentito ma ero annebbiato dalla droga”.
Giribaldi avrebbe ammesso di drogarsi a tal punto di aver chiesto un finanziamento ad un’agenzia per comprarsi lo stupefacente. Nel contempo non avrebbe mai spacciato.
Durante i due interrogatori ha ribadito quello che aveva dichiarato la notte del suo arresto ovvero che era geloso di una donna con cui aveva una storia e che negli ultimi tempi vedeva anche Di Palo ed un amico.
Martedì pomeriggio si sarebbe presentato sotto casa dell’amica e alla vista l’amico dell’amico di Di Palo avrebbe sparato contro un muro. Poi si sarebbe allontanato e si è visto inseguito da quello che poteva essere “un carabiniere o un poliziotto in borghese”. Nel momento in cui l’individuo gli si è avvicinato e avrebbe cercato di colpirlo con un pugno, Giribaldi lo avrebbe riconosciuto. Ne sarebbe nata una colluttazione con il triste epilogo.
Stesse dichiarazioni anche per quanto riguarda la pistola che sarebbe stata trovata al Peralto durante una passeggiata con il cane.