Omicidio volontario in concorso. I giudici della Corte d’Assise d’appello di Milano oggi hanno condannato a 21 anni di reclusione Alessio Scalamandré e a 14 anni il fratello Simone, confermando la sentenza di primo grado emessa dai giudici della Corte d’Assise di Genova nel febbraio del 2022.
I due fratelli sono stati accusati di avere ucciso il padre 63enne Pasquale Scalamandré, che era indagato per maltrattamenti nei confronti della madre, colpendolo diverse volte con un mattarello al culmine di una lite nella loro abitazione a S. Biagio, sulle alture di Genova, il 10 agosto del 2020.
L’omicidio era avvenuto al culmine di una lite, dopo che la vittima era stata denunciata dai figli per maltrattamenti e minacce alla moglie.
La difesa di Alessio aveva depositato una richiesta di concordato a 11 anni di reclusione, mentre quella di Simone aveva chiesto l’assoluzione.
Il processo di secondo grado a carico dei due fratelli di 32 e 24 anni si è celebrato davanti alla Corte d’Assise d’appello di Milano, dopo che i giudici della Corte di Cassazione avevano annullato con rinvio sia la condanna a 21 anni di reclusione per il fratello maggiore, sia l’assoluzione per Simone, al quale in primo grado era stata invece inflitta una pena a 14 anni di reclusione.
Pasquale Scalamandré, ex autista Amt, era indagato per maltrattamenti nei confronti della madre e quel giorno era andato a casa per chiedere al fratello maggiore di ritirare le accuse nei suoi confronti.
Secondo i giudici, il padre, al culmine di una lite, è stato aggredito dai figli e colpito diverse volte con un mattarello.
Per i difensori di Simone, il giovane “non è stato l’autore materiale, assieme al fratello, dell’omicidio”.
I legali difensori degli imputati hanno riferito, a caldo, di avere intenzione di presentare un altro ricorso alla Corte di Cassazione.