La vicenda riguardante l’omicidio di Davide Di Maria, avvenuto nella villetta di Molassana, il 17 settembre del 2016, sembrava conclusa.
Due settimane fa, infatti, i giudici della Corte d’assise, in primo grado, avevano condannato a 21 anni e 5 mesi Guido Morso e a 19 anni e 8 mesi il padre Vincenzo, e a sette anni e otto mesi Marco N’Diaye.
Ma, ora, salta fuori un nuovo filone di indagine della Procura. Il pm Alberto Landolfi, sostiene che esiste ancora un interrogativo rimasto senza risposta. Che fine avrebbe fatto l’arma del delitto, il coltello che non è mai stato più ritrovato?
Gli investigatori pongono la loro lente d’ingrandimento sull’avvocato penalista, Piergiorgio Cariello.
Il tutto scaturirebbe da un’intercettazione fra il legale e Gabriele Morso, fratello di Guido.
I due, intercettati telefonicamente, commentano le notizie dei giornali che evidenziano come Guido ed Enzo Morso siano latitanti, e Gabriele si lascia scappare una frase: “La prima cosa che mi hai detto era sacrosanta, da fare subito, levare il colt…”.
Secondo gli investigatori della squadra mobile, Gabriele Morso si riferisce all’arma del delitto, mai ritrovata. A quella frase Cariello replica: “Dai, non ti preoccupare”.
Secondo la polizia Gabriele si rende conto che si è lasciato sfuggire una parola che non avrebbe dovuto pronunciare.
Ma secondo l’Avvocato Cariello: il riferimento non era ad un’arma, ma alla sua nomina come avvocato di fiducia.
Il precedente pm, Alberto Lari, aveva archiviato l’inchiesta per favoreggiamento.
Per Landolfi, però, il caso va riaperto, l’Avvocato avrebbe commesso il reato di favoreggiamento e a provarlo sarebbe l’intercettazione.
Nel mentre si attendono le motivazioni della sentenza.