“I soci e i collaboratori del Centro Anidra si dichiarano estranei ai fatti di cronaca che vedono coinvolti come indagati il prof. Paolo Bendinelli, il dott. Paolo Oneda e la dott.ssa Paola Dora.
Esprimiamo la nostra umana solidarietà per la gogna mediatica che stanno subendo e auspichiamo che la magistratura possa fare chiarezza nel più breve tempo possibile sui fatti contestati.
In attesa, i soci e i collaboratori del Centro Anidra rimangono fedeli al principio della presunzione di innocenza stabilito nella nostra Carta costituzionale.
Inoltre, smentiamo alcune ricostruzioni di fantasia che vorrebbero i soci e i collaboratori del Centro Anidra consapevoli della malattia di Roberta (Repetto, la 40enne figlia dell’ex sindaco di Chiavari n.d.r.) prima che le fosse diagnosticata. Tutto ciò non corrisponde al vero”.
Lo ha dichiarato oggi la portavoce dei soci e dei collaboratori del Centro Anidra di Borzonasca a seguito dell’operazione dei carabinieri che lo scorso 20 aprile ha portato agli arresti dei due uomini e alla denuncia della donna.
Il “santone” e presidente del Centro Anidra Paolo Bendinelli e il dirigente medico di chirurgia generale l’ospedale di Manerbio (Brescia) Paolo Oneda sono accusati dalla procura di Genova di omicidio volontario con dolo eventuale, violenza sessuale e circonvenzione di persone incapaci.
La psicologa Paola Dora risulta coindagata per i reati di violenza sessuale e circonvenzione di persone incapaci.
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“Così come non corrisponde al vero – hanno aggiunto dal Centro Anidra – l’immagine di una ragazza soggiogata e manipolata in quanto la nostra amica ‘Bobby’, ancor prima che socia e collaboratrice, era una persona perfettamente capace di intendere e di volere, libera di autodeterminarsi e indipendente nelle proprie scelte.
La sua presenza presso il Centro era abituale durante i fine settimana mentre durante la settimana viveva e lavorava a Chiavari presso l’azienda di famiglia, organizzava corsi di yoga con la sua scuola di formazione, viaggiava e incontrava tantissime persone.
Pertanto, lasciare intendere che fosse ‘prigioniera’ della struttura non corrisponde al vero perché Roberta Repetto viveva una vita normale come tutti noi nella totale libertà di movimento e autodeterminazione.
Il Centro Anidra smentisce altresì di avere ricevuto una multa di 30mila euro da parte dei Carabinieri del NAS, trattandosi invece di una semplice diffida a modificare alcune etichette alimentari, poste su dei barattoli di marmellata, secondo le prescrizioni indicate dalla stessa autorità.
Pertanto, nulla a che vedere con la pulizia dei locali, la qualità degli alimenti e le procedure di preparazione degli stessi.
Il Centro Anidra, a tutela dell’immagine e del decoro professionale di ciascun socio e collaboratore, ha conferito mandato all’avvocato Andrea Vernazza del Foro di Genova affinché tuteli i soci in ogni sede competente da ogni azione minacciosa, diffamatoria o calunniosa nei loro confronti”.