“In tanti anni una spiegazione non sono mai riuscito a trovarla a quello che è successo. Ora spero che questo rappresenti una svolta decisiva nelle indagini”.
Lo ha dichiarato ieri all’agenzia LaPresse Marco Soracco, 58 anni, commercialista di Chiavari e titolare dello studio al secondo piano del condominio di via Marsala 14, nella cittadina del Levante ligure, dove la mattina del 6 maggio del 1996 venne ritrovata agonizzante la sua segretaria di 25 anni, Nada Cella.
Un delitto rimasto irrisolto per oltre 25 anni. L’indagine sulla morte della ragazza venne archiviata nel 1998.
Nelle ultime settimane però, è arrivata la svolta del “cold case” con 3 avvisi di garanzia di cui uno per omicidio volontario scattato nei confronti di Annalucia Cecere, originaria di Caserta, oggi 53enne, che da Chiavari si è trasferita tra Boves e Cuneo, dove ha lavorato come maestra elementare.
Il caso è stato riaperto dalla Procura di Genova che, coadiuvata dalla Squadra mobile e della Polizia scientifica, ha avviato un nuovo filone di indagine.
Al centro la donna, accusata di avere ucciso Nada Cella forse per motivi di gelosia, che si sarebbe invaghita proprio del commercialista di Chiavari.
Nei giorni seguenti l’omicidio, la donna aveva anche subito una perquisizione. Per questo era stata indagata, ma la sua posizione era stata subito dopo archiviata, non essendo emersi dai controlli elementi rilevanti.
Sia Soracco sia l’anziana madre, oggi quasi novantenne, hanno ricevuto invece un avviso di garanzia per false dichiarazioni rese ai pm alcuni mesi fa già nell’ambito della nuova inchiesta: si tratterebbe di alcune ricostruzioni incomplete o considerate non coerenti con altre ricostruzioni acquisite.
“Ho una memoria discreta – ha aggiunto Soracco – ma sono passati comunque 25 anni. Parliamo di fatti risalenti a un quarto di secolo fa. All’epoca c’era stata una valanga di informazioni, in un caos generale”.
Lo studio di Soracco oggi non è più in via Marsala, ma lì vive ancora la madre, proprio al piano di sopra dell’ufficio dove si consumò il delitto.
“Rimasi lì ancora qualche tempo – ha ricordato Soracco – poi vendemmo l’ufficio. Il ricordo non si cancella mai. Io ho la coscienza a posto. Ho cercato di vivere la mia vita, anche se si resta sempre al centro dell’attenzione.
Certo ci sono state cose che mi ha fatto male leggere, come il fatto che io sarei stato invaghito di Nada o che avrei visto uscire l’altra donna dall’ufficio dopo i fatti.
Nada era una ragazza riservata e professionale. Non avevamo confidenza. La speranza ora è che questa sia una svolta per le indagini. È giusto soprattutto per la sua famiglia dare una spiegazione a quello che è accaduto”.
Non ho niente da nascondere, quello che sapevo l’ho sempre detto”.
Secondo l’accusa, la presunta assassina potrebbe avere agito per gelosia. Per la Procura di Genova, Soracco e la madre non hanno detto tutto quello che sapevano.
Sul possibile movente della gelosia della donna indagata, Soracco ha riferito: “Quello lo ho appreso dall’evolversi dei fatti e dalle cose che sono venute fuori. Non ne sapevo assolutamente nulla. Non ho mai più visto quella persona da prima dell’evento”.
Poi un pensiero per la madre di Nada Cella: “Spero che abbia non dico pace, perchè non potrà mai averla, ma che almeno capisca perchè la figlia è morta in quel modo”.