Omicidio Pontedecimo e agente della Polizia Municipale che esitò a intervenire durante l’accoltellamento mortale.
Pena ridotta, da 20 a 18 anni, per Roberto Bruzzese, il 43enne che il 27 giugno 2016 uccise lo zio Francesco Larosa, 65 anni, al culmine del violento litigio per i confini tra i giardini delle loro abitazioni.
Condanna aumentata a due anni, rispetto agli otto mesi inflitti l’anno scorso in primo grado, per Davide Zerbino, l’agente della Polizia Municipale davanti al quale avvenne la rissa sfociata nell’omicidio.
Lo hanno stabilito oggi i giudici della Corte d’assise d’appello di Genova al termine del rito abbreviato.
Secondo i magistrati, dunque, l’agente risulterebbe colpevole “per morte e lesioni derivanti da altro delitto doloso” ossia l’omissione di atti d’ufficio.
Il tragico alterco fu il culmine di una vicenda che si trascinava da tempo.
Il 27 giugno di due anni fa, Roberto Bruzzese con i suoi parenti aveva affrontato Larosa e i suoi familiari. La lite era degenerata in rissa con l’accoltellamento davanti agli occhi dell’agente, chiamato e intervenuto nell’abitazione anche perché conosceva già alcuni contorni della vicenda.
La scena era stata ripresa dalle telecamere dell’impianto di videosorveglianza che la vittima aveva fatto installare dopo avere subito minacce dai parenti.
Omicidio Pontedecimo, il vigile presente si difende davanti al pm