Il Tribunale, a seguito dell’operazione “Macan” dei Carabinieri, ha emesso la sentenza di primo grado per gli indagati che hanno fatto ricorso al giudizio abbreviato.
Si tratta dei primi 33 indagati che hanno quindi preferito concludere rapidamente l’iter processuale.
Il giudice, accogliendo nella quasi totalità gli esiti della complessa attività d’indagine condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Genova, ha condannato gli imputati a pene che raggiungono un massimo di sette anni e cinque mesi. Una sola assoluzione completa. Ulteriori tredici indagati avevano già patteggiato.
Tutti gli altri soggetti interessati dall’inchiesta saranno giudicati con rito ordinario.
I beni sottoposti a sequestro sono stati colpiti da provvedimento di confisca.
Nella complessa indagine i carabinieri del Comando Provinciale di Genova, supportati principalmente dai colleghi di Napoli (nonché di Salerno, Varese, Roma, Frosinone, Milano, Brescia, Lodi, Novara, Avellino, Pordenone), avevano dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 59 persone (46 custodia in carcere e 13 in regime di arresti domiciliari), emessa dal Tribunale di Napoli, appartenenti a tre sodalizi criminali specializzati nella commissione di truffe operanti su gran parte del territorio nazionale.
Tra i principali reati contestati: falsità in titoli di credito e possesso di documenti di identificazione falsi, sostituzione di persona, intercettazione/impedimento illecito delle comunicazioni telefoniche, irregolarità nella ricezione e stoccaggio finalizzata alla sottrazione dell’accertamento o al pagamento dell’accisa sugli oli minerali, riciclaggio ed autoriciclaggio.
L’attività investigativa dei carabinieri, che ha permesso di contestare agli indagati ben 70 episodi di truffa, per un conseguito profitto illecito complessivo di circa 1 milione e mezzo di euro, aveva consentito il sequestro di denaro, immobili, società e distributori di carburante riconducibili a vario titolo ai principali indagati per un valore complessivo stimato intorno ai 2 milioni e 700mila euro, nonché il sequestro di un appartamento adibito a stamperia unitamente a numerosi apparati informatici per la stampa professionale di banconote, documentazione contabile e titoli bancari/postali.