Sestri Ponente, clamorosa svolta delle indagini Digos sulla presunta aggressione “di stampo fascista” al sindacalista della Cgil
L’altra sera in piazza a Sestri Ponente erano scesi in centinaia, con in prima fila i dirigenti della Cgil e la candidata sindaca di Genova Silvia Salis, pronta a cavalcare la protesta contro l’aggressione “di stampo fascista” che in mattinata aveva subìto un sindacalista e segretario della Fillea-Cgil.
“Questa mattina – aveva dichiarato Salis – un sindacalista della Fillea Cgil è stato aggredito mentre svolgeva il proprio lavoro in un cantiere. Insulti, sputi, saluto romano”.
Perfino in consiglio regionale i “compagni” della minoranza avevano creato un can can contro i consiglieri di maggioranza per poi approvare all’unanimità un documento a sostegno del sindacalista della Cgil condannando l’episodio di “violenza” e “di stampo fascista”.
Non è tutto. Perché i partiti, di centrodestra e centrosinistra, si erano prodigati con comunicati di solidarietà alla “vittima” dell’aggressione.
Ieri, poi, pure la Prefetta di Genova ha ricevuto una delegazione della Cgil affinché “questi episodi non si ripetano mai più” denunciando un “clima di odio in città”.
Epperò stamane è cominciata a venire fuori una verità differente rispetto a quella denunciata, con un comunicato ufficiale, dalla Cgil e sbandierata dalla candidata sindaca del centrosinistra Silvia Salis.
Infatti, secondo gli investigatori della Digos, che hanno tempestivamente avviato le indagini sulla, a questo punto, presunta aggressione a Sestri Ponente, risultano “diverse incongruenze” nel racconto del sindacalista della Cgil che, subito dopo il presunto fatto, si era precipitato al Commissariato di Cornigliano per presentare denuncia.
I forti dubbi della Polizia sono fondati sugli accertamenti effettuati.
In particolare, gli investigatori della Digos hanno setacciato le immagini delle telecamere della zona.
Tra le varie incongruenze, rispetto alla denuncia presentata dal sindacalista, ci sono quelle che riguardano l’orario della presunta aggressione che sarebbe avvenuta quando l’auto utilizzata dal segretario della Fillea risulterebbe invece essere stata regolarmente parcheggiata vicino alla sua abitazione.
Inoltre, il sindacalista sarebbe uscito di casa quella mattina insieme ad alcuni famigliari per poi dirigersi alla sede della Cgil, e non da solo come avrebbe riferito ai poliziotti, per recarsi nella zona dove sarebbe stato aggredito (risulta che sia uscito di casa e non alle 7:15 come avrebbe riferito ai poliziotti, ma mezz’ora dopo).
Anche sulla destinazione lavorativa, in sede di denuncia, il sindacalista sarebbe stato non preciso nell’indicare chi doveva incontrare e dove.
I volantini o gli adesivi attaccati alle fiancate dell’auto sul referendum per il lavoro, poi, non risultano presenti nelle immagini delle telecamere visionate dalla Polizia.
Di “saluto fascista” in strada da parte dei presunti aggressori, poi, nessuno ne parla più.
Adesso, dopo i primi atti di indagine, coordinata dal sostituto procuratore Federico Manotti, il sindacalista potrebbe essere richiamato nuovamente dagli investigatori per chiarire i diversi elementi rispetto ai quali non è stato trovato riscontro.
Ora si si attende anche un chiarimento dai responsabili della Cgil, che con un comunicato stampa avevano ufficialmente riportato l’episodio dell’aggressione con ben altre conclusioni e convocato la riunione di piazza con i genovesi a Sestri Ponente con la candidata sindaca di Genova Silvia Salis.
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