Un 4 luglio memorabile per l’arte di Genova e del nostro Paese, nella stupenda ambientazione di Palazzo Pallavicino, in piazza Fontane Marose 2.
Presenti autorità e giornalisti, è stata inaugurata la Fondazione Pallavicino Onlus, che intende imporsi come protagonista della cultura attraverso incontri e pubblicazioni dedicate all’arte italiana e l’istituzione di premi e borse di studio per giovani laureati in storia dell’arte.
Palazzo Pallavicino, uno dei più belli di Genova e prima d’ora non aperto al pubblico, si presenta esponendo la vera arte e al tempo stesso il miglior modo di rappresentarla: negli ampi ambienti tutto è sontuoso, prezioso, elegante, ma nulla è sovrabbondante o stucchevole.
Nella sala da ballo, decorata da stupendi arazzi fiamminghi, il principe Domenico Pallavicino, presidente della Fondazione, ha illustrato la storia della famiglia e del Palazzo*, acquistato da un suo avo per la consorte, rivelando di aver deciso di rendere pubblico il patrimonio e la memoria della sua famiglia dando vita nuova alla storica dimora e al suo ricco contenuto d’arte e di arredi.
La Fondazione, inoltre, intende incrementare la propria collezione con l’acquisto di altre opere d’arte, nonché promuovere mostre nelle stanze del Palazzo e gemellaggi con musei e fondazioni.
Il Sindaco di Genova Marco Bucci ha sottolineato l’aspetto di rilancio culturale della città di Genova, considerato che il Palazzo diventerà esposizione permanente, con l’intenzione di guardare al futuro tramite la rivelazione del suo passato.
La cultura si associa da sempre al concetto del bello: i diamanti sotto la sabbia vanno portati alla luce e spolverati, togliendo in primis la lastra di granito sopra la sabbia.
Infine l’attesissimo discorso del professor Vittorio Sgarbi, al quale è stata affidata la direzione artistica della Fondazione. Vulcanico ed irriverente come sempre, dopo aver divertito i presenti con qualche ardita affermazione sulla distruzione del ponte Morandi e sull’assenza dell’ aristocrazia, Sgarbi ha spiegato, con la consueta perizia, la sua definizione di bene privato, cioè un bene chiuso, non visibile, usufruibile per i soli proprietari. E purtroppo la metà dei beni pubblici dello Stato sono chiusi, “privati”.
“Un edificio privato che sia aperto al pubblico è un bene di tutti. Possiamo dire, quindi, in senso hegeliano che lo Stato non è ciò che lo Stato possiede, lo Stato è la coscienza del bene. Chi ha coscienza del bene è lo Stato. La coscienza del bene è il dato più alto”.
Pertanto la grande arte va riaperta e svelata, rivalutata anche nel suo valore economico, spesso sottostimato.
Sgarbi ha annunciato di aver fatto ottenere dal Ministero degli Interni l’inserimento della Fondazione Pallavicino tra le fondazioni di Stato: mentre si organizza l’attività, l’ente potrà avere al piano inferiore una sede straordinaria, piena di splendidi affreschi.
Sgarbi ha infine presentato una serie di rappresentative opere d’arte, parte della collezione presente nel Palazzo, mettendo in rilievo non solo il lato artistico delle opere ma anche l’aspetto intimista ed emotivo che esse rivelano, sia riguardo agli artisti che ai soggetti rappresentati.
Il felice evento è proseguito con un innovativo buffet a cura dello chef Gianfranco Vissani, dal sapore agrodolce, conclusosi con una indimenticabile e solo dolce torta.
*I Pallavicino, tra le più antiche casate feudali, discendono dalla remota stirpe degli Obertenghi, che ha dato tre Dogi della Repubblica di Genova, senatori e il XVI Albergo genovese.
Il Palazzo, dal 2006, appartiene alle quarantadue dimore storiche dei Rolli di Genova, oggi Patrimonio dell’Umanità, e fu costruito dall’architetto Francesco Casella tra il 1565 e il 1567. La facciata è decorata con allegorie della Prudenza, Temperanza, Fortezza e Virtù cardinali, datate tra il XVI e il XVII ad opera di Lazzaro e Benedetto Calvi: il portale di pietra e marmo porta lo stemma della famiglia. Il tetto ospita un giardino ottocentesco.
Nella fondazione sono presenti opere di Bernardo Strozzi, Anton Maria Maragliano, Simone Cantarini, Gaetano Gandolfi, Giuseppe Zuccarelli,Vittorio Corcos, Paolo e Giovanni Barbieri, Van Dyck.
Elisa Prato