Un conflitto che si protrae da 75 anni
Abbiamo deciso di affrontare, l’escalation tra Palestinesi ed Israeliani che è in corso da questa mattina. Una difficile situazione, una guerra che si protrae ormai da 75 anni.
Lo facciamo cercando di essere più obbiettivi possibili ed attingendo da più fonti, quelle ufficiali e da vari canali Telegram che sono stati i primi ad informare dei fatti e a fornire foto e video.
Concludiamo con il commento del filosofo russo Alexander Dugin che, malgrado la sua nazionalità, riesce ad offrire uno spaccato supra partes della situazione.
Le notizie sono aggiornate alle ore 17, ora italiana.
Questa mattina all’alba il gruppo “Kataib Izz ad-Din al-Qassam” di Hamas ha annunciato il lancio dell’operazione “Al-Aqsa Flood”, scatenando una guerra locale contro Israele.
La motivazione, secondo Mohammed al-Deif, capo dell’ala militare è l’occupazione da parte israeliana e le incursioni nella moschea di Al-Aqsa dove i fedeli sono stati ripetutamente aggrediti durante le loro preghiere.
L’attacco è stato improvviso ed è avvenuto in contemporanea con il lancio di 5000 razzi sul territori occupati.
Il sistema Iron Dome di difesa aerea ha parzialmente funzionato, vista la quantità di razzi sparati.
Dopo tre ore di combattimenti, Hamas, secondo quanto viene riportato e confermato anche dall’ IDF, l’esercito israeliano, ha catturato una base militare nel villaggio di Kerim Shalom.
Si tratta di una base israeliana al confine con l’Egitto.
Israelis across the country—on Shabbat and the holiday of Simchat Torah—woke up to sirens sounding and Hamas firing rockets at them from Gaza this morning.
We will defend ourselves. pic.twitter.com/S9GN8fld4Y
— Israel Defense Forces (@IDF) October 7, 2023
Gruppi di sabotaggio dell’unità “Saqr” si sono infiltrati in alcuni insediamenti e si sono uniti, molto probabilmente, con cellule dormienti locali.
Sembra che il contingente di Hamas sia piuttosto limitato e, al momento, continuerebbero gli scontri a Nativ Ha Asar, Berri e Sderot.
La popolazione dei villaggi di confine è nel panico. Testimonianza sono filmati di persone che fuggono a piedi. Nel mentre sono ripresi i lanci di razzi.
Le Forze di Difesa Israeliane hanno iniziato gli attacchi di rappresaglia solo dopo le 10 del mattino.
È stata colpita la centrale elettrica di Rutenberg, a sud di Ashkelon ed è scoppiato un incendio nell’impianto.
A Ofakim sono stati presi degli ostaggi e a Gerusalemme c’è stato il primo attacco con coltello e incendio doloso a una stazione di polizia nel quartiere di Jebel Muqaeber. Da più fonti, in rete gira anche un video, un generale Israeliano sarebbe stato catturato. Altri video mostrano la cattura di soldati israeliani tra cui una donna.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyau si è rivolto alla nazione dicendo che non si tratta di un’operazione, né di un attacco, ma di “una vera e propria guerra in cui Israele vincerà.”
Il premier promette una vera e propria operazione su Gaza di terra e di aria. Cosa che si verificherà già tardi con un attacco aereo su Gaza coinvolgendo la popolazione civile.
Da IDF arriva la dichiarazione che gli attacchi hanno colpito 21 obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza.
Nel contempo il ministro della Sicurezza Nazionale di Israele ha dichiarato lo stato di emergenza in tutto il Paese. È iniziato il reclutamento di volontari delle Forze dell’Ordine.
Secondo media israeliani il numero di israeliani uccisi nell’escalation del conflitto con Hamas è salito ad almeno 100 e più di 800 i feriti.
Il ministero della Salute palestinese: il numero di palestinesi uccisi negli attacchi aerei israeliani sulla Striscia di Gaza è salito a 198 morti, 1.610 feriti.
Diverse le reazioni della comunità mondiale in merito all’escalation del conflitto tra Palestina ed Israele. Eccone alcune
L’ONU condanna gli attacchi contro le città israeliane e invita le parti a mostrare moderazione, secondo un comunicato del coordinatore speciale dell’organizzazione.
Il Regno Unito “condanna inequivocabilmente gli orribili attacchi di Hamas contro i cittadini israeliani”.
“Il Regno Unito sosterrà sempre il diritto alla difesa di Israele”, ha scritto su X il ministro degli Esteri britannico James Cleverley.
Il primo ministro moldavo Dorin Recean ha scritto su X che il suo Paese è solidale con Israele e “in questi momenti difficili per il popolo israeliano, ci uniamo contro il terrorismo”.
Il Ministero degli Esteri del Qatar ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che “solo Israele è responsabile della continua escalation di violenza contro il popolo palestinese”.
L’Iran sostiene l’operazione militare palestinese “Al-Aqsa Flood”, ha affermato l’agenzia ISNA citando il generale Rahim Safavi;
Il ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha affermato che il regno sta monitorando da vicino “eventi senza precedenti”. Allo stesso tempo, la parte israeliana viene accusata di essere la causa dell’escalation.
L’Egitto sta conducendo intensi contatti con le parti israeliane e palestinesi per allentare la tensione, ha affermato in una nota il ministero degli Esteri egiziano.
La Russia chiede ad entrambe le parti un cessate il fuoco immediato ed è in contatto con Israele, Palestina e paesi arabi, ha detto il viceministro degli Esteri della Federazione Russa Mikhail Bogdanov.
Josep Borrell, a capo della politica estera comunitaria esprime la sua netta condanna.
“Stiamo seguendo le notizie da Israele con preoccupazione. Condanniamo inequivocabilmente gli attacchi di Hamas. Questa orribile violenza deve cessare immediatamente. Il terrorismo e la violenza non risolvono nulla. L’UE è solidale con il popolo di Israele in questi momenti difficili”. Ha scritto Borrell sui social.
Il governo italiano “segue da vicino il brutale attacco che si sta svolgendo in Israele. Condanna con la massima fermezza il terrore e la violenza contro civili innocenti in corso”. Lo afferma palazzo Chigi in una nota. “Il terrore – prosegue – non prevarrà mai. Sosteniamo il diritto di Israele a difendersi”.
Il Regno di Giordania evidenzia le pericolose ripercussioni dell’escalation a Gaza e nelle aree circostanti.
Dal Canada: “Il governo canadese condanna fermamente l’attacco contro Israele e sostiene il diritto all’autodifesa dello Stato ebraico”.
Il portavoce della Jihad islamica palestinese Dawud Shihab ha dichiarato sui social: “Tutti i prigionieri detenuti dalle organizzazioni della resistenza continueranno a rimanere nelle nostre mani finché tutti i nostri prigionieri nelle carceri israeliane non saranno rilasciati”.
Dall’Austria, la bandiera di Israele è stata issata sull’ufficio della Cancelliera e sul Ministero degli Esteri austriaco in segno di solidarietà.
Il leader di Hamas, Al-Arouri, in un’intervista al canale televisivo Al-Jazeera ha dichiarato: “Abbiamo un gran numero di prigionieri israeliani, compresi ufficiali di alto rango. Avevamo informazioni che Israele stava pianificando un’operazione militare contro Ghegda e la Striscia di Gaza dopo le festività ebraiche. Ancora non diamo voce ai dettagli di cui disponiamo sui morti e sui prigionieri israeliani. La campagna è appena iniziata e sta procedendo secondo i piani.”
Un portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca ha affermato alla CNN che gli Stati Uniti “condannano inequivocabilmente” gli attacchi del gruppo palestinese di Hamas contro civili israeliani e sostengono fermamente il governo e il popolo di Israele.”
Il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu ha detto di aver parlato con il Presidente americano, Joe Biden, il quale ha affermato che gli Stati Uniti sostengono pienamente il diritto di Israele a difendersi.
Inoltre il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è in trattative con i funzionari della difesa statunitense per dirigere una portaerei verso il Golfo.
Un’analisi obbiettiva del filosofo russo Alexander Dugin (dal profilo social su “X”)
An escalation in Israel could trigger a chain reaction. The Palestinians have no chance in such a war, because they cannot destroy Israel or inflict a significant military defeat on it, but Israel also has nothing to fight for. Palestine is technically Israeli territory, which it… pic.twitter.com/5RiF3pI8Dr
— Alexander Dugin (@Agdchan) October 7, 2023
Un’escalation in Israele potrebbe innescare una reazione a catena. I palestinesi non hanno alcuna possibilità in una guerra del genere, perché non possono distruggere Israele o infliggergli una sconfitta militare significativa, ma anche Israele non ha nulla per cui combattere. La Palestina è tecnicamente territorio israeliano, che non controlla e non può controllare in nessuna circostanza. È altrettanto impossibile distruggere fisicamente tutti i palestinesi.
Se fossimo in una situazione internazionale diversa, i palestinesi potrebbero contare sulla compassione della sinistra internazionale, ma gli Stati Uniti sono guidati da neoconservatori e globalisti. Certamente non si preoccupano dei palestinesi, anche se non sono nemmeno troppo vicini alle politiche nazionaliste di Israele.
Ma proprio la reazione a catena – e soprattutto il comportamento degli Stati islamici (in primis Iran, Turchia, Arabia Saudita, altri Stati del Golfo ed Egitto) – potrebbe costituirne la logica continuazione. O almeno, questo è ciò che gli strateghi di Hamas potrebbero aver avuto in mente quando hanno deciso di iniziare il conflitto.
Il multipolarismo si sta rafforzando, l’intensità dell’egemonia occidentale nel collettivo non occidentale si sta indebolendo. Gli alleati dell’Occidente nel mondo islamico – in particolare la Turchia e i sauditi – non seguono automaticamente ogni ordine di Washington. È questa la situazione in cui sarà messo alla prova il polo islamico, che recentemente ha provocatoriamente aderito ai BRICS.
Naturalmente, il conflitto potrebbe estendersi ad altri territori. Non si può escludere il coinvolgimento dell’Iran e di Hezbollah, il che significa il potenziale trasferimento delle ostilità nei territori del Libano e della Siria. Nello stesso Israele ci sono abbastanza palestinesi che odiano ferocemente gli ebrei. Tutto ciò potrebbe avere conseguenze imprevedibili.
A mio avviso, gli Stati Uniti e i globalisti cercheranno di chiudere tutto adesso, poiché non otterranno nulla di buono da un’ulteriore escalation.
Ancora una cosa: le analogie tra separatismo, irredentismo, ecc. nelle diverse regioni del mondo non sono più valide. L’Occidente riconosce sia l’unità territoriale sia il diritto dei popoli alla secessione quando ne trae beneficio e non li riconosce quando non sono vantaggiosi. Non ci sono regole. In effetti dovremmo trattare la questione allo stesso modo (e in effetti noi no). Ciò che ci è favorevole è giusto.
Nel conflitto israelo-palestinese è difficile, almeno per ora, che la Russia scelga da che parte stare. Ci sono pro e contro in ogni configurazione. I legami con i palestinesi sono antichi e, ovviamente, vittime, ma il fianco destro di Israele cerca anche di perseguire una politica neutrale e amichevole nei confronti della Russia e, così facendo, si discosta dalla selvaggia e inequivocabile russofobia dell’Occidente collettivo.
Molto ora dipenderà da come si svolgeranno gli eventi in futuro.
Sì, e naturalmente non dobbiamo perdere di vista la dimensione escatologica degli eventi. I palestinesi hanno chiamato la loro operazione ‘Al-Aqsa Storm’, cioè la tensione intorno a Gerusalemme e l’orizzonte messianico (per Israele) della costruzione del Terzo Tempio sulla Spianata del Tempio (impossibile senza demolire la Moschea di Al-Aqsa, importante santuario musulmano ) torna a crescere. I palestinesi stanno cercando di accendere la sensibilità escatologica dei musulmani – sia degli sciiti, sempre più sensibili a questo tema, sia dei sunniti (dopo tutto, non sono estranei alle ragioni della fine del mondo e della battaglia finale). Israele e il sionismo sono il Dajjal per i musulmani.
Quanto questo sia grave lo vedremo presto, ma in ogni caso è chiaro che chi ignora l’escatologia non capirà nulla della grande politica moderna. E non solo in Medio Oriente, anche se lì è più evidente.” L.B.