Anche se i responsabili dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lo scorso maggio hanno dichiarato la fine dello stato di emergenza sanitaria mondiale per la pandemia da coronavirus, davvero al San Martino di Genova si continuano ad acquistare costosi farmaci anti Covid-19?
Una questione che meriterebbe chiarezza e un punto interrogativo che nasce dopo quanto pubblicato oggi sui social network.
In particolare, si tratterebbe del Veklury ovvero Remdesivir, che secondo alcuni esperti avrebbe poca efficacia contro la Covid-19 e, anzi, in alcuni casi potrebbe fare correre dei rischi e potrebbe risultare dannoso, specificamente per presunti problemi cardiocircolatori e presunte questioni legate a una possibile tossicità renale.
Per altri esperti, invece, il costoso farmaco anti Covid, nato dalle ricerche contro il virus Ebola, sarebbe efficace e, se somministrato dai medici con discernimento e secondo le linee guida, non farebbe correre apprezzabili rischi e non sarebbe dannoso.
In ogni caso, sui social network oggi è apparso il seguente post a firma di un utente di X/Twitter che si identifica come Chance Giardiniere: “Sarebbe un’informazione utile sapere dal governatore Toti chi ha consigliato alla Liguria di comprare altri 12.218.694 di euro di Remdesivir di Gilead a pandemia finita, oltre a altri 1.095.987+136.998 euro acquistati direttamente dall’Ospedale San Martino”.
Secondo un report pubblicato il 20 giugno 2022 dai responsabili del Centro regionale farmaco vigilanza della Sardegna sul rischio cardiovascolare associato all’uso di Remdesivir in pazienti affetti da Covid-19: “Recenti studi hanno permesso di mettere in evidenza un’aumentata incidenza di eventi avversi rari ma letali associati all’uso del Remdesivir, quali infarto del miocardio e arresto cardiaco” e “dunque, i risultati di queste analisi e di queste sperimentazioni a livello di popolazione hanno colto la cardiotossicità associata al Remdesivir distinguendola dal decorso naturale di Covid-19″.
Secondo l’ultimo aggiornamento sul Remdesivir pubblicato dall’Agenzia italiana del farmaco il 6 giugno 2022 in riferimento ai “soggetti ospedalizzati per Covid-19” Aifa ha stabilito che “tutti gli studi concordano sulla mancanza di efficacia nei pazienti più gravi (che richiedono l’erogazione di ossigeno attraverso device ad alti flussi, ventilazione meccanica -non invasiva/invasiva- o ECMO).
I principali rischi connessi all’utilizzo del farmaco sono rappresentati da una possibile tossicità epatica e renale (quest’ultima è al momento oggetto di approfondimento presso l’EMA).
Infine, in ottemperanza a quanto riportato in scheda tecnica, il farmaco non è raccomandato in pazienti con funzionalità renale fortemente compromessa (eGFR<30mL/min) e non deve essere usato in pazienti che presentano livelli di ALT > 5 volte il limite superiore della norma al basale (paragrafo 4.4 RCP). Si ricorda che il farmaco non è autorizzato prima dei 12 anni di età”.
Oggi c’è proprio bisogno ancora di questo farmaco?