“Sono passati tre giorni da quando abbiamo proposto alla giunta regionale un deciso cambio di passo sull’effettuazione di tamponi. Consideriamo veramente sbagliata la scelta di non praticare tamponi agli operatori sanitari ospedalieri di qualsiasi livello, ai medici di continuità assistenziale, ai medici di medicina generale, a chi nelle pubbliche assistenze è entrato in contatto con persone sintomatiche al Covid-19”.
Lo ha dichiarato oggi il capogruppo regionale Gianni Pastorino (Linea condivisa) che, in sostanza, ha ripreso quanto dichiarato da giorni dal governatore leghista del Veneto Luca Zaia.
“Stiamo mandando al massacro – ha aggiunto Pastorino – un’intera categoria di medici, infermieri, tecnici, operatori socio-sanitari, che senza avere i necessari dispositivi di protezione individuale, rischiano di trasportare il virus sia dentro le mura ospedaliere, che al di fuori alle proprie famiglie e conoscenti.
Il prezzo che stanno pagando queste lavoratrici e lavoratori è spaventoso: gli si chiedono sempre più turni, senza gli adeguati dispositivi di protezione individuale, con la contropartita di vivere isolati, distanti dai propri cari e dalle proprie famiglie, per evitare in tutti i modi il contagio.
Tutto questo avviene nel momento in cui laboratori privati di analisi si stanno facendo pubblicità, naturalmente a pagamento sui più diffusi canali social, offrendo la possibilità di effettuare prestazioni di analisi per il Covid-19, a nostro giudizio in palese violazione del concetto di isolamento.
O chi amministra la sanità Ligure è capace di prendere finalmente una posizione netta sull’effettuazione dei tamponi, oppure non basterà nessun tipo di misura, di limitazione della mobilità delle persone, per evitare un altissimo numero di contagi nella nostra città e nella nostra Regione.
La Liguria al 19/03/2020 a fronte di 1.550.000 abitanti, aveva eseguito 3348 tamponi, meno della metà, in proporzione, di quelli processati in Emilia Romagna e quasi un terzo di quelli processati in Lombardia.
Una scelta che riteniamo assolutamente sbagliata.
Non sarà illuminando le banchine o la Lanterna con il tricolore che ridaremo speranza alle persone, ci riusciremo semmai garantendo sicurezza ai nostri operatori sanitari e sociali, a chi in questi giorni garantisce con il proprio impegno la cura materiale delle persone, e il sostegno sociale, a chi in questi giorni appartiene a quelle categorie a cui non è permesso non andare a lavorare, perché si occupano direttamente o indirettamente della nostra cura e della nostra salute.
I nostri medici, i nostri infermieri, i nostri tecnici, i nostri operatori socio-sanitari, non meritano rispetto solo a parole, meritano attenzione e soprattutto scelte che li proteggano affinché possano garantire la loro presenza e la loro operatività a tutela della salute pubblica”.