“Venerdì sera si è tenuta l’assemblea regionale del Pd, in videoconferenza, che ha definito con un voto il fatto che si farà il congresso entro luglio, come proposto dal segretario uscente Simone Farello.
Noi abbiamo bisogno di un congresso perché abbiamo la necessità di ripensare il Pd in Liguria.
Abbiamo bisogno di sedi di discussione tra iscritti e non iscritti sulla Liguria dopo il Covid.
Come attuare la transizione verde nella nostra Regione, come ripensare in una logica di prossimità i beni comuni (scuola, salute, welfare).
Come affrontare le crescenti disuguaglianze che ci sono e che ci saranno sempre di più nella nostra regione.
Abbiamo l’urgenza di affrontare il tema della democrazia paritaria, nel nostro partito e nella società, e di un rilancio generazionale, perché c’è la necessità di garantire l’accesso al futuro delle nuove generazioni.
Il tutto accompagnato dal fatto che in Liguria da troppo tempo non discutiamo, che molte delle riflessioni sono ancora con lo sguardo verso il passato, con quella cultura degli alibi che non ci consente di fare alcun passo avanti.
Non c’è bisogno di rivalse in un congresso, ma di un riscatto di una comunità, che deve saper costruire assieme le ragioni del perché lottare per cambiare la società in cui si vive: giovani, donne, salute, lavoro, beni comuni, diritti.
E ci sono tanti, iscritti e non iscritti, che si aspettano questo dal Pd, ad ogni livello.
Un partito che non parli di se stesso, delle sue incomprensibili geografie interne, ma che esprima con più forza la propria funzione. Da che parte sta e la radicalità con cui agisce.
In Liguria c’è molto da fare e molto da recuperare. Sia nei contenuti che nei toni con cui si discute. Zingaretti prima e Letta poi hanno lanciato l’allarme contro il correntismo esasperato che soffoca il Pd.
Nel suo intervento all’assemblea nazionale, Letta ha parlato di senso del limite, del decoro e del rispetto come modalità di discussione interna. Da quanto ho letto in queste settimane sul dibattito interno al Pd in Liguria, mi pare che ci sia ancora molto da fare.
E il congresso servirà se sapremo intendere questa lezione ed essere un partito di prossimità, degli ultimi, di chi sta dove c’è il conflitto, chi si fa interprete diretto delle rabbie e delle preoccupazioni, e che si presenti con idee nuove e volti credibili.
E’ questa la sfida: tutto il resto è secondario, a mio avviso”.