Il commissario per la ricostruzione del Ponte di Genova e sindaco Marco Bucci oggi è intervenuto per smentire che i costi dell’opera siano cresciuti del 49,5%, come sostenuto su fb dal consigliere comunale del Pd Alessandro Terrile.
“Restano pari a 202 milioni di euro” ha detto Bucci a margine della presentazione del nuovo ospedale Galliera e all’approvazione finale potrebbero al massimo crescere di una percentuale a una cifra.
“Sono stato molto colpito questa mattina – ha aggiunto Bucci – nel trovare un consigliere comunale che ha deciso quali sono i costi del Ponte di Genova, criticando il ‘modello Genova’ e così via.
Ha dato dei numeri che sono assolutamente al di fuori di ogni conoscenza, non so dove li abbia trovati.
Lui ha citato 302 milioni, cioè il 49,5% in più. Sappiate che il costo è 202 milioni, come è sempre stato detto, è stato pagato da Autostrade al 99,6%, quindi quasi tutto.
In più ad Autostrade sono arrivati anche i rimborsi per i costi del Covid, che per adesso sono quotati 2,7 milioni più iva. Questo è il costo Covid per tutta la costruzione.
L’analisi dei costi finali sarà fatta nelle prossime 3-4 settimane. Non appena chiuderemo ci sarà il collaudo tecnico amministrativo che è programmato per adesso tra il 3 e il 5 di marzo. Dopo di che ci sarà l’approvazione finale dei costi.
Probabilmente ci sarà qualche piccola differenza nell’ordine di una percentuale a una cifra: 4-5-6-10% come succede in tutti i contratti. Certamente non parliamo di 49,5%, cioè di 302 milioni. Sono veramente sconcertato di fronte alle persone che dicono queste cose e forse hanno letto cose che il commissario non ha letto, mi dicano dove hanno letto questi numeri perché forse bisogna imparare a leggerli”.
“Modello Genova? – ha scritto su fb Terrile – nelle consultazioni per la formazione del nuovo governo sembra che sia emersa l’intenzione di replicare per le opere pubbliche il ‘Modello Genova. Penso che sia maturo il momento per una riflessione laica e approfondita, carte alla mano, su cosa è stato davvero stato, su cosa c’è di buono e meno buono, su cosa è replicabile e cosa no.
E’ chiaro, per esempio, che per rispettare i tempi di esecuzione delle opere finanziate dal Recovery Fund sarà necessario prevedere procedure accelerate, con commissariamenti e deroga al codice degli appalti.
Con la stessa chiarezza, però, non si possono sottovalutare gli aspetti economici del Modello Genova.
La moltiplicazione dei costi preventivati non ha nulla di virtuoso, e sarebbe incompatibile con le procedure di rendicontazione dei fondi europei.
La demolizione del Ponte Morandi doveva costare 19 milioni di euro. E’ costata 25 milioni, con un aumento del 31,6%. La ricostruzione del ponte doveva costare 202 milioni. E’ costata 302 milioni, con un aumento del 49,5%.
E’ sostenibile un aumento di spesa di questa portata? E’ replicabile per la generalità delle opere pubbliche?
Sarebbe il caso di aprire sul punto una discussione nel Paese, con franchezza e al netto della propaganda”.