“La formazione del nuovo Governo non è stata una sorpresa, perché da settimane si sono susseguite trattative e discussioni molto forti e a tratti imbarazzanti, come gli audio di Silvio Berlusconi sulla Russia. Ma ora è stato presentato ufficialmente e sono necessarie alcune considerazioni.
Poteva andare peggio? No.
È il primo Governo nero-verde, guidato da una esponente di un partito post fascista. La prima donna presidente del Consiglio dei ministri, del Governo più a destra della storia repubblicana. Un mix politico, identitario e reazionario, con indicazioni chiare sugli interessi economici che verranno tutelati, in cui scompaiono il lavoro, il sociale e i diritti.
Indicativi i nomi dei ministri e soprattutto i cambiamenti dei nomi dei ministeri. Si è ironizzato sulla ‘sovranità alimentare’, un po’ meno, molto meno, sul ministero della Natalità, soprattutto guidata da una integralista come Roccella; e che il ministro dello Sviluppo economico diventi quello delle ‘Imprese’, rende evidente l’indirizzo.
Ma è l’introduzione della parola ‘merito’ accanto a quello pubblica istruzione una delle chiavi ideologiche più preoccupanti.
Perché, dopo decenni di commentatori sul merito e sulla meritocrazia, si è perso di vista il fatto che la meritocrazia è una forma con cui spesso fotografano i vincenti senza affrontare il contesto e si legittimano le disuguaglianze strutturali della società.
Informare la scuola all’ideologia del ‘merito’, significa negare il fatto che la scuola è il luogo in cui si contrastano o si riducono le disuguaglianze, e far venire meno la sua funzione di inclusione e di riscatto sociale.
Perchè spesso l’unico merito è quello di avere avuto il vantaggio di essere nato nei luoghi e nei contesti giusti rispetto agli altri, che non hanno avuto la stessa fortuna, nè la possibilità di crescere e di essere inclusi.
È un Governo politico, che nei prossimi mesi dovrà fare scelte in un contesto difficile. Ma ad un Governo così politico non si può non rispondere solo con lo sdegno e la preoccupazione legittima.
La destra è questa, lo si sa, e ora si è disvelata. A questa idea di società bisogna rispondere con una opposizione politica, che dia realmente il segno di un’alternativa, nei valori e nelle azioni. Sulla crisi sociale, in cui a pagare rischiano di essere i più deboli. Sulla crisi climatica, che condiziona la qualità della vita delle prossime generazioni. Sulla crisi democratica, con la riduzione degli spazi di discussione e partecipazione e di esercizio dei diritti.
Il Pd, ancora molto avvitato in un congresso infinito, dovrebbe mettere al primo punto questo tema. Sarà una battaglia politica, forte e netta, che dovremo affrontare nel Paese e nel Parlamento, con una presenza quotidiana nei luoghi del conflitto sociale, per dimostrare, con concretezza, che c’è un’alternativa, nuova, radicale, popolare a questa destra. Tocca a noi”.
Lo ha dichiarato oggi il capogruppo regionale del Pd ligure Luca Garibaldi.