“Il bonus tablet è l’ennesima occasione sprecata da questa giunta regionale. Con un solo provvedimento sono riusciti a penalizzare i genitori che hanno i figli iscritti alla scuola pubblica, senza dare una mano reale alla scuola privata”.
Lo hanno dichiarato oggi i consiglieri regionali del Pd, in merito a quello che il capogruppo Giovanni Lunardon su fb ha definito “il pasticcio dei tablet in Liguria”.
“A balzare subito agli occhi – hanno spiegato – è la sperequazione di risorse attribuite alle famiglie che hanno figli iscritti alla scuola pubblica (1,5 milioni di euro) rispetto a quelle stanziate per chi ha i figli che vanno alla paritaria (1 milione di euro).
Una differenza di soli 500mila euro, che non tiene conto del fatto che gli studenti delle pubbliche, in Liguria, sono circa dieci volte di più di quelli frequentano gli istituti privati.
È incredibile che le risorse regionali vengano distribuite in modo così ineguale.
Inoltre non si utilizza, come avevamo suggerito, il filtro delle scuole, che hanno maggiormente il polso della situazione, ma il voucher va direttamente alle famiglie.
Il meccanismo di partecipazione, inoltre, è assai farraginoso, visto che si chiede a chi non ha strumenti tecnologici di compilare un modulo online; senza contare che, per fare domanda, le famiglie devono dimostrare di aver già acquistato tablet e computer, per poi farseli rimborsare.
Ma parliamo di persone con problemi economici aggravati dall’emergenza Covid-19: è assurdo che debbano anticipare i soldi.
La giunta Toti invece di individuare una misura ad hoc per la Liguria ha preferito sovrapporsi al Governo.
Se davvero avessero voluto aiutare le paritarie e in particolar modo i nidi e le materne, che nel loro settore coprono il 50% della domanda ligure, Toti e l’assessore Cavo avrebbero dovuto mettere a disposizione, come abbiamo proposto in consiglio regionale, un finanziamento a fondo perduto per consentire agli asili di ripartire a settembre.
Il bando ormai è aperto, difficile sperare in un ripensamento in corso d’opera. Ci auguriamo che se ci dovesse essere un secondo bando i criteri siano meno discrezionali e più efficaci”.