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Peculato, avv. Vaccaro patteggia un anno e 4 mesi: rivalsa per mia attività politica forense

L'avvocato genovese Alessandro Vaccaro

L’ex presidente del consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Genova, Alessandro Vaccaro, ieri ha patteggiato una pena a un anno e quattro mesi per peculato.

Il legale, secondo gli inquirenti, avrebbe spostato nel 2018 e nel 2019, quando era tesoriere dell’Organismo forense congressuale (ente nazionale), la somma di 213mila euro dal conto dell’ente e al suo, per poi restituirla in diverse tranche.

La vicenda aveva portato alle sue dimissioni e a una mozione di sfiducia da parte di alcuni colleghi.

La Procura di Roma aveva aperto un fascicolo per appropriazione indebita, ma aveva poi trasmesso l’inchiesta, per competenza territoriale, a Genova.

Il pm genovese Walter Cotugno aveva quindi iscritto l’avvocato Vaccaro nel registro degli indagati per peculato, ritenendolo un pubblico ufficiale.

Nei giorni scorsi, a poche ore dal patteggiamento del suo cliente Aldo Spinelli per la maxi inchiesta della Procura sulla presunta corruzione, l’avvocato Vaccaro ha patteggiato anche nel suo caso per se stesso.

Tuttavia, i suoi difensori hanno già annunciato che faranno ricorso in Cassazione per riqualificare il reato.

Vaccaro è uno dei legali più conosciuti a Genova ma anche in Italia.

L’ex tesoriere ha patteggiato a pochi giorni dall’udienza di uno dei suoi clienti più noti, finito in questi mesi al centro della bufera che ha sconvolto la Liguria: l’anziano imprenditore Aldo Spinelli, considerato il grande corruttore dell’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.

“La vicenda – ha riferito l’avvocato Vaccaro – trae origine da una iniziativa di rivalsa conseguente alla mia attività politica forense per cui si è voluto strumentalizzare la gestione di accantonamenti eseguita con una modalità operativa ben nota all’interno dell’organismo e i cui appostamenti erano regolarmente evidenziati nei bilanci, i quali sono stati tutti puntualmente controllati e approvati senza mai registrare la presenza di ammanchi a danno dell’ente.

La scelta del patteggiamento è stata determinata esclusivamente dalla volontà, per motivi personali, di chiudere con il passato, non certo di ammettere delle responsabilità”.