Immaginate una coppia di amici che vive nello stesso quartiere e che condivide vari percorsi sul territorio. Immaginateli una sera mentre chiacchierano attorno ad un tavolo sulle iniziative da programmare per la loro area, al fine di favorire la partecipazione ed il coinvolgimento di tutta la cittadinanza.
I due si chiamano Stefano Martorana e Daniele Pretolesi e vivono a Sant’Eusebio, nel cuore della Val Bisagno e non hanno ancora idea di quale operazione stanno per intraprendere. Hanno da sempre l’idea di fare un qualcosa che sia significativo per le loro vite, qualcosa che segni uno stacco dal quotidiano e che consenta di vivere un momento realmente diverso e denso di significato.
L’idea che frulla nella testa dei due è un pellegrinaggio, un percorso umano ed interiore che metta in luce aspetti molto differenti del vivere odierno. Ecco allora, che quasi a sorpresa, Stefano lancia un’idea.
Lui è appassionato di ciclismo ma non è sicuramente un professionista, Daniele anche meno ma, il primo dei due lancia la proposta che deflagra come una bomba: “Perché non andiamo a Roma in bicicletta?”.
L’amico non ha esitazione, sebbene non ciclista, sebbene non atletico, accetta immediatamente la proposta e, in pochissimo tempo i due sono pronti ad avviare la macchina organizzativa. L’idea è proprio quella di andare un po’ oltre, affrontando un impegno importante, una sfida personale fatta per mettersi alla prova per trovare e ritrovarsi.
“L’idea di base era quella di trovare un luogo significativo, una delle grandi mete storiche dei pellegrini”, spiega Pretolesi, “uno di questi era appunto lungo la via Francigena, percorso che conduceva alla tomba di Pietro. Un cammino antico interpretato in chiave moderna che permettesse di trovare un tempo per sé”.
I due si mettono all’opera per studiare il tracciato, preparare i mezzi ed il loro grande carico e soprattutto per allenarsi ad affrontare almeno sette tappe da cento chilometri ciascuna, alcune delle quali con dislivelli anche notevoli.
“Il contenuto profondo del percorso è quello che ho definito un fitness dell’anima“, prosegue Martorana, “dove il silenzio e la fatica sono lo spunto per riflettere su sé stessi e sulla vita in generale che si vive ogni giorno”.
Una sfida notevole ma affrontata dai due con la giusta leggerezza: l’obiettivo era la domenica mattina in piazza san Pietro a Roma ma non era indispensabile raggiungere quella mèta ma svolgere comunque un cammino, lungo o breve che fosse. Non una sfida sportiva, non una lotto contro il cronometro o il contachilometri ma un pedalare costante e lento verso la conoscenza e la consapevolezza di sé, fisica e mentale.
Affrontando con questo spirito il lungo tracciato, ha fatto si che anche gli imprevisti siano stati superati sempre con un sorriso: la pioggia battente sul crinale di un passo diventa l’occasione per fare un balletto sulle note di “Singing in the rain”, la foratura di una gomma ripresa dalla telecamera e riprodotta a velocità doppia con la musichetta di “Benny Hill” diventa una gag che fa sorridere lo spettatore.
Ed ecco che dopo ben 701,23 km. I due genovesi raggiungono la piazza della Capitale in una bella domenica di sole. L’impresa dei due amici diventa allora un piccolo fenomeno mediatico, grazie alle foto ed ai video girati lungo il cammino.
Questi, condivisi sui vari social network, raggiungono un pubblico molto vasto ed ecco allora che i due pensano subito a sfruttare la visibilità ottenuta per creare beneficio al loro territorio.
La visibilità del cammino fatto porta i due Pellegrini 4.0 ad ipotizzare una campagna di conoscenza e di supporto per una struttura storica del quartiere di Sant’Eusebio, la “Casa di Fraternità”.
Questa è una RSA attiva da oltre trent’anni, ma vero punto di aggregazione di tutta la delegazione. La risposta è stata immediatamente notevole, dal semplice saluto alla donazione di tanti che hanno percepito la rilevanza di questa struttura.
I due sono molto soddisfatti di quanto realizzato e ci raccontano dei loro progetti per il futuro.
“Adesso vogliamo goderci il notevole risultato ottenuto con il cammino”, ci spiegano Daniele e Stefano, “poi siamo sicuri di voler avviare un nuovo percorso sempre con gli stessi valori di fondo”.
Aspettiamo allora le nuove imprese dei Pellegrini 4.0 pronti a raccontare di il senso sempre profondo di scelte davvero particolari. Roberto Polleri (Foto di Daniele Pretolesi)
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