Potrebbero passare da tre a quattro le udienze ogni settimana al processo per il tragico crollo del Ponte Morandi avvenuto quel maledetto 14 agosto 2018 con 43 vittime.
E’ quanto ventilato dal presidente del collegio del Tribunale di Genova Paolo Lepri alla fine dell’udienza di ieri in cui ha finito di rilasciare spontanee dichiarazioni l’ex dirigente di Spea Maurizio Ceneri, uno dei 58 imputati, che ha letto per due giorni la memoria preparata in precedenza.
A metà udienza il giudice ha proposto con vigore l’aumento del numero di udienze.
L’indicazione del giudice ha suscitato però le proteste degli avvocati difensori che, tra l’altro, saranno impegnati dall’8 gennaio anche nel processo sui falsi report sui viadotti, sulle barriere antirumore difettose e le gallerie non a norma.
Alla fine la decisione verrà presa il 9 gennaio, quando i legali degli imputati dovranno presentare la lista dei loro assisti che vorranno parlare in aula.
Tra questi potrebbe esserci anche l’ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci.
Intanto, ieri Ceneri si è difeso ribadendo la bontà del suo operato “anche in relazione alla valutazione della situazione dei trefoli della pila 9 durante le verifiche degli anni ’90, quando scrissi che vi erano due cavi superficialmente ossidati e lenti”.
Inoltre, ha raccontato che i “controlli del 2015 furono richiesti dai progettisti del retrofitting, non perché ci fossero problemi”.
Per quanto riguarda le prove riflettometriche, Ceneri ha aggiunto “di essere in grado di leggerle ma di non essere in grado di capire se il metodo funzionasse, solo valutare se l’andamento peggiorava. In ogni caso nessuno mi disse che le ultime prove avevano qualcosa di strano”.