Pesca e agricoltura, in pericolo le imprese liguri, a rischio la sopravvivenza dei lavoratori secondo Coldiretti
Pesca e agricoltura, in pericolo le imprese liguri, occorre sbloccare fondi PNRR e incentivare fotovoltaico sui tetti senza consumo di suolo
Stop speculazioni sulla nostra pelle: in centinaia hanno aderito alla manifestazione di Coldiretti che ha fatto luce su tutte le difficoltà che le imprese liguri sono costrette ad affrontare. Dalla pesca alla floricoltura, dall’agricoltura alla silvicoltura fino all’olivicoltura: tutti i comparti si sono radunati in Darsena, a Genova, per denunciare le speculazioni che stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza delle produzioni locali, accompagnati da Gianluca Boeri, Presidente di Coldiretti Liguria, Bruno Rivarossa, Delegato Confederale, dai Direttori e Presidenti delle federazioni provinciali, da Davide Busca, Delegato Regionale Giovani Impresa, da Anna Fazio, Vice responsabile Regionale Donne Impresa, e da Angela Romaggi, Responsabile Regionale Federpensionati Coldiretti.
Una situazione che, nelle ultime ore, si è aggravata ulteriormente a causa della guerra che rischia di affossare l’economia con il caro petrolio spinto anche dall’invasione dell’Ucraina e le ritorsioni della Russia che colpiscono i mezzi di produzione a partire dai concimi; a questo proposito, in Darsena, è stato creato anche un “giardino della pace” simbolico, da cui agricoltori e pescatori hanno richiesto a gran voce la risoluzione del conflitto.
L’esplosione dei costi energetici si sta riversando a catena sull’intera filiera produttiva, con quasi un agricoltore su tre (30%) che è costretto a ridurre la produzione e con le barche della flotta ligure che rischiano sempre più frequentemente di navigare in perdita.
Come denunciato attraverso il “tavolo della verità” allestito in Darsena e il “viaggio tra i rincari della pesca” che ha portato i partecipanti della manifestazione a bordo di un peschereccio, l’energia ha subito aumenti fino al +110%, il carburante agricolo arriva a +50% e quello per la pesca addirittura a +90%.
E aumentano, di conseguenza, anche i costi delle materie prime con i mangimi che registrano un +80%, i concimi +143% e gli imballaggi fino a +50%, impattando su tutte le filiere, dalla plastica per i vasi delle piante, al vetro per le bottiglie di olio e di vino, fino alla carta per le etichette.
Infine, è schizzato alle stelle il prezzo dei canoni demaniali marittimi, con i pescatori che sono passati da pagare un massimo di 370 euro annui a ben 2698,75 euro, per spazi che non sono fonte di reddito e indipendentemente dalla metratura occupata.
“Il Covid-19 ha portato a uno scenario di accaparramenti, rincari e speculazioni che stanno mettendo a dura prova le nostre imprese in un momento di ripresa a seguito delle difficoltà legate alla pandemia. –spiegano Gianluca Boeri Presidente Coldiretti Liguria e Bruno Rivarossa Delegato Confederale De sguaines- E’ inaccettabile che agricoltori, floricoltori, pescatori e olivicoltori si trovino a lavorare sottocosto o siano addirittura costretti a ridurre la loro produzione o a spegnere le serre: serve un deciso intervento che metta un freno agli aumenti delle bollette e che garantisca continuità alle produzioni e generi trasparenza nelle filiere.
La promozione delle reti energetiche alternative portata in piazza da Giovani Impresa rappresenta sicuramente un punto da cui partire per garantire fonti di energia più green e capaci di contrastare l’aumento dei costi per famiglie e imprese; la pubblicazione del bando, entro il 31 marzo, per accedere a 1,5 miliardi di finanziamenti per l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti di serre e stalle, senza il consumo di suolo agricolo, costituisce un buon punto di partenza ma è necessario continuare a lavorare per sfruttare maggiormente le energie rinnovabili a favore sia delle imprese che dei consumatori.
Inoltre –continuano Boeri e Rivarossa- è quanto mai essenziale sbloccare immediatamente un flusso di risorse per accelerare la transizione ecologia e alleviare il peso del debito: devono essere sbloccati gli 1,2 miliardi per i contratti di filiera, bisogna incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso la garanzia del 100% pubblica e gratuita di Ismea e fermare le speculazioni sui prezzi pagati ai produttori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali.
In questo momento, le imprese agricole e quelle della pesca rappresentano l’anello più debole di una catena in cui bisogna trovare il giusto equilibrio per garantire una più equa ripartizione del valore delle produzioni: è inaccettabile che per ogni euro speso dai consumatori per prodotti freschi o trasformati, solo 15 centesimi vadano in media agli agricoltori. Infine –concludono Boeri e Rivarossa- la guerra in Ucraina rappresenta l’ennesima minaccia all’economia Italiana con sanzioni ed embarghi che aumentano i costi delle materie prime, bloccano i commerci, sconvolgono i mercati e favoriscono ulteriormente le speculazioni”.
E tra le urla di denuncia in Darsena non sono mancate sicuramente quelle dei pescatori con la flotta ligure che, stroncata dall’aumento dei costi dei canoni demaniali e del gasolio è costretta sempre più frequentemente a navigare in perdita: “Il settore della pesca e acquacoltura non può più sostenere gli aumenti dei costi di tutte le materie prime, in primis del costo del gasolio. –afferma Daniela Borriello Responsabile Coldiretti Impresapesca Liguria- Questi rincari incidono notevolmente sui bilanci della nostra flotta ligure e possono essere davvero l’ago della bilancia per la sopravvivenza o meno di una impresa.
Al prezzo stellare del gasolio si aggiunge la “mazzata” dei canoni demaniali che sono aumentanti del 700% e per i quali, il settore, sta ancora aspettando un decreto del Mipaaf per poter chiedere un rimborso su quanto pagato nel 2021, mentre arrivano già le richieste per il 2022, che sono a loro volta aumentate del 7% rispetto al 2021.
Bisogna anche aggiungere che tutte queste spese, i nostri pescatori, non le possono di certo ribaltare sui prezzi di vendita del pescato perché ne soffrirebbero i consumatori che si troverebbero, a loro volta, a non poter sostenere spese ingenti per l’acquisto del pesce. Il nostro settore è forse l’unico che rispetta l’anello della catena della filiera ittica sul quale, però, alla fine ricadono la maggior parte degli aumenti”.