“Questa mattina a Milano ho partecipato all’evento organizzato da Regione Lombardia in merito alla problematica che sta vivendo la pesca sportiva in acque dolci.
Un decreto direttoriale, in attuazione del Dpr 102/2019, ha di fatto bloccato l’immissione di trote fario e iridee nei nostri torrenti.
Si è quindi praticamente fermata la pesca sportiva alla trota in Liguria e in tutta Italia, creando enormi danni economici al comparto.
Pensiamo ai rivenditori di attrezzatura da pesca e di articoli sportivi, agli allevatori, alle case produttrici italiane apprezzate in tutto il mondo, ai produttori di esche, alle riserve turistiche e alle attività turistiche nate o cresciute per fornire servizi ai pescatori, che in alcune vallate hanno creato un indotto vitale per le comunità locali.
Il tutto discende dalla 92/43 Direttiva Habitat, recepita dal Dpr 357/97 modificato dal 102/2019, il cui scopo principale è promuovere il mantenimento della biodiversità, tenendo però conto al tempo stesso delle esigenze economiche, sociali, culturali nonché delle particolarità regionali e locali.
La Direttiva europea prevede espressamente, peraltro, l’immissione di specie non autoctone, ma a seguito del Decreto direttoriale del 2 aprile 2020 si sono di fatto applicate restrizioni che appaiono oggi insormontabili e che vietano l’introduzione di trota fario e trota iridea.
È necessario sottolineare che le tanto vituperate due specie di trota vengono immesse nei nostri torrenti da oltre due secoli. Quindi per una corretta gestione della pesca riteniamo sia necessario procedere con immissioni di materiale ittico anche per salvaguardare le specie locali, diminuendo di fatto la pressione sulle stesse.
Tuttavia, attualmente questo non pare possibile. Uno dei problemi principali è che il Ministero della Transizione ecologica si avvale delle consulenze dell’associazione italiana ittiologi d’acqua dolce, che ritengo abbia un notevole conflitto di interessi, in quanto gli aderenti producono documenti di posizione, lavorano a fianco di alcune associazioni ambientaliste e contro le associazioni di pesca, ricevono incarichi di consulenza dal Ministero, redigono le carte ittiche delle Regioni e scrivono i piani del rischio richiesti dalla norma su citata.
Gli stessi ittiologi dell’associazione Aiiad sono contrari alle immissioni anche se previste dalle norme, vogliono estendere i concetti di alloctonia e mettere il loro sigillo sulla questione, andando a restringere ulteriormente le norme. Ammettono di non conoscere ancora il nome scientifico della trota e, nonostante sia una tra le specie più studiate al mondo con migliaia di pubblicazioni, hanno interessi a proseguire gli studi.
Mi chiedo come possa il Ministero affidarsi a ‘visionari’ che portano avanti posizioni ideologiche e politiche, cercando di piegare le norme in base alle loro convinzioni molto distanti dalla realtà.
Pertanto, è necessario che il Ministero non si avvalga più di associazioni con visioni estremiste e che cominci ad ascoltare le Regioni”.
Lo ha dichiarato il capogruppo regionale Stefano Mai (Lega).