Durante l’ultimo consiglio regionale della Liguria, in seguito all’interrogazione del consigliere Paolo Ugolini (M5S) sul futuro dei cinghiali del Bisagno, che ha chiesto se ci fosse stato un incontro con le associazioni animaliste per realizzare un progetto alternativo all’attuale piano di contenimento della peste suina africana, l’assessore alla caccia Alessandro Piana (Lega) ha illustrato le caratteristiche della colonia presente sul torrente genovese e ha spiegato nel dettaglio il piano previsto per il contenimento della peste suina in Liguria.
“In base ai protocolli internazionali per l’eradicazione della peste suina africana, si dovrà procedere al depopolamento della colonia di cinghiali presenti nel torrente Bisagno a Genova” ha detto Piana.
“I cinghiali presenti nell’alveo del torrente Bisagno – ha poi aggiunto l’assessore – non costituiscono una popolazione autonoma rispetto alla popolazione dei suini selvatici presenti nel territorio circostanti e la loro consistenza fluttua in base alle disponibilità di risorse disponibili in tali aree.
Così come per i suini domestici sono state avviate le misure di depopolamento, una volta recintata l’area si dovrà procedere al depopolamento anche della colonia di cinghiali presenti nel torrente Bisagno”.
Piana: cinghiali nel Bisagno verranno abbattuti. La risposta degli animalisti
Non è tardata ad arrivare la risposta degli animalisti genovesi che parlano di “tapullo” ed evidenziano come, in questo periodo, non ci siano solo cinghiali adulti, ma “nel greto del Bisagno, come in altre parti” ci siano “anche i cuccioli che girano con i genitori”.
“Tra le misure da intraprendere per arginare la peste suina africana – si legge in una nota degli animalisti – l’assessore Piana (persona sicuramente integerrima, ma la cui attività venatoria pone il legittimo dubbio sulla sua imparzialità nel merito del tema trattato) ha recentemente sostenuto l’urgenza di abbattere anche tutti i cinghiali presenti nel torrente Bisagno, nonostante nessuno di essi sia risultato infetto.
Siamo a Genova e quindi ci pregiamo di usare uno splendido termine del nostro dialetto che qualifica alla perfezione la ‘risoluzione’ ventilata dall’assessore: un tapullo.
Tapullo perché inutile: i cinghiali del Bisagno non hanno la peste suina. Di conseguenza la loro uccisione non migliorerebbe né tanto meno risolverebbe il problema.
Tapullo perché privo di basi scientifiche: anche secondo l’Ispra è impensabile riuscire a eliminare in breve tempo il 90% della popolazione dei cinghiali nella zona infetta a cavallo tra Liguria e Piemonte. E allora a che servirebbe sterminare quelli nel Bisagno?
Tapullo perché di esito temporaneo: uccidere i cinghiali presenti oggi nel Bisagno non servirà a evitare che altri ne arrivino domani.
Tapullo perché, come ogni tapullo, servirebbe solo a nascondere i veri problemi della città.
Cinghiali nel Bisagno. Animalisti: torrente una discarica a cielo aperto
E qui cogliamo l’assist che l’assessore Piana ci ha generosamente fornito tirando in ballo la salmonellosi (a sproposito, perché non vi è alcuna attinenza con le raccomandazioni europee sulla PSA): se i cinghiali del Bisagno sono infetti è perché l’agente batterico è presente nel greto del torrente, ed è presente non a causa dei cinghiali, ma del degrado della zona fra spazzatura di ogni tipo, sversamenti e scarichi fognari.
Siamo sicuri che gli scarichi di cui parla l’assessore siano regolari? Ne dubitiamo.
Sono i cinghiali a usare il Bisagno come discarica a cielo aperto? No, siamo noi umani. Sono i cinghiali a non adoperarsi per sanificare la zona facendo in modo che non sia un vettore per la salmonellosi? No, è il Comune, o chiunque debba garantirne la pulizia.
Attribuire ai cinghiali le colpe umane è molto comodo, ma anche molto sbagliato.
Quello che chiediamo all’assessore Piana e alle istituzioni preposte è di non scegliere la strada comoda, il tapullo.
Al contrario, sono necessarie prevenzione e opere veramente risolutive, oggi e nel lungo termine, quali cassonetti a prova di rovesciamento, diversa gestione della raccolta dei rifiuti, protezione di parchi e giardini pubblici con adeguate recinzioni, chiusure mobili dei varchi di accesso ai torrenti (Bisagno e non solo), corridoi di attraversamento in sicurezza delle strade interne, sperimentazione del vaccino anticoncezionale GonaCon (che ha già ricevuto un finanziamento statale di 500mila euro), zone cuscinetto prive di pressione venatoria e lasciate incolte o con colture a perdere per trattenere i cinghiali nel loro ambiente, senza spingerli ad avvicinarsi ai centri urbani alla ricerca di cibo e riparo dagli spari.
Lo stesso greto del Bisagno potrebbe diventare quasi un’oasi faunistica. Dotato di pannelli lungo i marciapiedi che insegnino ai più giovani come riconoscere le specie presenti e le loro caratteristiche.
Certo ci vuole voglia, ci vuole impegno, ci vogliono determinate capacità, ma sono soluzioni alla portata di una grande città quale è Genova.
Siamo sicuri che Genova e la Liguria possano senz’altro riuscirci. Ma la domanda è: chi le amministra può, e vuole, farlo? O davvero preferisce l’ennesimo tapullo? Noi no.”
“Il Bisagno – precisa Denise, una volontaria molto attiva con i cinghiali – non è l’unico posto dove vengono uccisi. La soppressione avviene anche in altri ambiti. E’ un massacro continuo. In altri torrenti, nello Sturla, in Val Trebbia. In pratica ovunque, senza contare le trappole, le gabbie con dentro il cibo che esseri ignobili piazzano per catturarli (e poi ucciderli).”
“Basterebbe poco, conclude Denise. Per prima cosa non dargli da mangiare, poi usare i contenitori dei rifiuti a chiusura e dove avviene la raccolta differenziata, non lasciare in giro i sacchetti dell’umido. Magari, poi, lasciarli nei boschi e creare recinzioni, infine pensare all’utilizzo del vaccino anticoncezionale.”