“Programma di riapertura delle spiagge italiane secondo tempi e modi da concordare con le Regioni per l’attività propedeutica da svolgere”.
Lo hanno chiesto oggi al Governo gli assessori regionali al Demanio, riuniti online nell’ambito del tavolo interregionale della Conferenza delle Regioni coordinato dalla Liguria e convocato dall’assessore Marco Scajola“.
Lo hanno riferito stasera i responsabili di Regione Liguria.
“Si tratta – hanno spiegato – della prima riunione che si è svolta per cominciare a parlare di fase due e programmare una ripartenza che non può prescindere dalla collaborazione tra le regioni e tra Regioni e Governo.
Tenendo conto che Regione Liguria è stata apripista in Italia, con un’ordinanza del presidente Giovanni Toti, a dare il via alle attività di allestimento degli stabilimenti balneari che già da ieri hanno iniziato a lavorare”.
“Durante la videoconferenza di oggi – ha spiegato Scajola – è emerso che altre Regioni seguiranno l’esempio ligure.
Tra queste la Toscana, che ha previsto proprio oggi un’ordinanza con le stesse finalità, la Sardegna che preparerà nei prossimi giorni un documento sulla falsariga di quello ligure e poi la Puglia, la Calabria e la Sicilia.
E tutte insieme abbiamo concordato di siglare un documento da presentare al governo per chiedere il coinvolgimento dei territori per quelle che saranno le scelte sulle aperture e sulle modalità di comportamento e di organizzazione delle attività sul demanio marittimo”.
Nel documento si parlerà anche delle spiagge libere e dei controlli che dovranno essere attuati per un accesso in sicurezza: “E’ importante che si studino forme di controllo degli accessi nelle spiagge libere per garantire la sicureza degli utenti, senza scaricare i costi e le responsabilità sui Comuni. A questo proposito servirà un programma di finanziamento specifico per gli enti locali e per le prefetture per garantire funzionamento e fruibilità”.
“A proposito della durata delle concessioni – ha inoltre sottolineato Scajola – nel documento da inviare al Governo chiederemo certezze per il settore e di essere esplicitamente informate sul fatto se ci sia o meno un programma di uscita dalla direttiva Bolkestein. Un aspetto che oggi, alla luce dell’emergenza coronavirus, sarebbe il giusto riconoscimento per oltre 35.000 imprese italiane e decine di migliaia di lavoratori”.