“Ennesimo rinvio per l’apertura di piscine e palestre e centri sportivi al chiuso, che dovrebbe slittare a dopo il 5 marzo, secondo quando si legge nell’ultimo Dpcm del 14 gennaio scorso. Parliamo dello stop di 100mila centri sportivi e di circa un milione di lavoratori.
Queste attività potranno riaprire non appena ci saranno le condizioni sanitarie per poter consentirne la ripresa, ma allora mi chiedo come mai è stato richiesto uno sforzo economico (entro maggio) ai gestori di palestre affinché fossero mantenute distanze e fosse applicato un sistema di sanificazione e controllo, se questo non è sufficiente?
E come mai le piscine, in cui l’acqua è ricca di cloro e tutti gli spazi purificati con lo stesso sistema, possono offrire un servizio ai soli agonisti?
Senza contare i controlli successivi alle richieste di adeguamento, svolti a tappeto in entrambe le strutture e risultati positivi, quando non ottimamente messi in pratica”.
Lo ha dichiarato oggi l’assessora regionale ligure allo Sport Simona Ferro (FdI).
“Sono trascorse – ha aggiunto Ferro – poche settimane dalla manifestazione pacifica dei gestori e proprietari di palestre e centri sportivi a Genova e ogni giorno riceviamo email di richiesta di aiuto da parte delle due categorie che paiono dimenticate dal Governo centrale.
La salute passa anche per l’attività fisica e non tutti possono svolgerla all’aperto, considerando che la stagione invernale è stata particolarmente inclemente, o comprarsi attrezzature per casa.
Non dobbiamo dimenticare poi le fasce più adulte alle quali palestra e piscina consentono quel moto utile al mantenimento e miglioramento della propria salute e il sistema immunitario va allenato.
A oggi non è stato ancora dimostrato che queste chiusure abbiano influito sui dati del contagio.
Accanirsi contro queste categorie vuol dire mettere in ginocchio un intero comparto, la cui perdita solo nel 2020 è stata di circa il 70% dei 12 miliardi fatturati l’anno precedente, mentre per il 2021, sempre che si venga fuori dall’emergenza entro la primavera, i danni sono stimati intorno al 50-60% rispetto al 2019.
La sicurezza degli italiani viene certamente prima di tutto, ma il Governo non può continuare a lasciare un intero settore senza ristori adeguati e, soprattutto, senza speranza”.