“Sono venuto a conoscenza che venerdì 28 giugno il sindacato CGIL e l’associazione dei partigiani ANPI promuoveranno un corteo a Genova per celebrare i fatti del 30 giugno 1960. Celebrare fatti gravemente eversivi come quelli che accaddero in piazza De Ferrari configura senz’altro apologia di reato e, quindi, il corteo va vietato dalle autorità competenti”.
Lo ha dichiarato oggi l’ex presidente del consiglio regionale della Liguria e attuale esponente di CasaPound Gianni Plinio.
“Giova ricordare – ha aggiunto Plinio – che in quel giorno di 64 anni fa la violenza di piazza scatenata dai comunisti impedì la celebrazione del Congresso Nazionale del MSI e cioè di un partito con rappresentanza parlamentare liberamente eletta. Inoltre, ricordo che i feriti tra carabinieri e poliziotti a De Ferrari furono 162 e che il Tribunale di Roma condannò 41 antifascisti violenti a pene severe”.
I fatti del 30 giugno 1960, avvenuti quando al governo c’era il democristiano Fernando Tambroni e a Tursi c’era il commissario Nicio Giuliani dopo le dimissioni del sindaco democristiano Vittorio Pertusio, furono una serie di scontri seguiti al corteo indetto dalla Camera del Lavoro e appoggiato da PCI, PSI, PRI, Radicali (cui parteciparono in forze anche i camalli del Porto di Genova) per protestare contro la convocazione nel capoluogo ligure del sesto Congresso del Movimento Sociale Italiano.
Durante il corteo antifascista del 30 giugno, conclusosi in piazza della Vittoria, i manifestanti risalirono fino a piazza De Ferrari, dove intonarono slogan e canti della Resistenza, ma inveirono anche contro le Forze dell’ordine. La situazione degenerò, quindi, negli scontri violenti.
Gli antifascisti violenti si impadronirono di spranghe di ferro, pietre, alcuni pali di legno presi dai vicini cantieri edili e attaccarono le Forze dell’ordine che avevano tentato di disperdere la folla dopo la fine del corteo. Alcune delle camionette della Polizia furono addirittura incendiate e diversi agenti finirono sotto una fitta sassaiola per poi passare a un corpo a corpo con i violenti, che devastarono il Centro città.
Al termine degli scontri si registrarono 162 feriti tra poliziotti e carabinieri e circa 40 feriti tra i manifestanti. Il Congresso Nazionale del Msi fu annullato. Il Governo Tambroni cadde il 19 luglio.
Nel processo che seguì i violenti scontri di Genova vennero imputati 43 manifestanti, di cui 7 già arrestati. La Corte di Cassazione decise lo spostamento del processo a Roma. Gli imputati vennero quasi tutti giudicati colpevoli nel luglio 1962. Ci furono 41 condanne di antifascisti violenti per pene massime di 4 anni e 5 mesi.