Secondo la procura di Genova non erano falsi solo i report sui viadotti, ma gli ex vertici di Aspi avevano falsificato anche i contenuti delle lettere inviate al Mit sullo stato di salute del Ponte Morandi e le attestazioni sul progetto di retrofitting da far partire nell’autunno 2018.
E’ la sintesi di quanto è emerso dalle “incolpazioni provvisorie” depositate ieri dai pm genovesi.
Il gip aveva chiesto agli inquirenti di chiarire con precisione le singole ipotesi di reato contestate agli indagati per il crollo del viadotto autostradale sul Polcevera, avvenuto il 14 agosto 2018 (43 morti) in modo che le difese potessero decidere quali intercettazioni fare confluire nel fascicolo.
La procura, pur sottolineando che un istituto giuridico in tal senso non esiste e che al momento della conclusione delle indagini le accuse potrebbero cambiare per alcuni, ha accolto l’invito del gip.
Sono 68 gli indagati oltre alle due società Aspi e Spea.
Tutti rispondono di omicidio colposo plurimo, crollo doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti e omissione di installazioni di impianti o apparecchi atti a prevenire infortuni sul lavoro.
Sempre secondo la pubblica accusa, gli indagati hanno causato il crollo “con azioni e/o omissioni caratterizzate da inosservanza di precauzioni doverose nell’attività di gestione, sorveglianza e manutenzione, con omissioni di interventi manutentivi doverosi che hanno causato la messa in pericolo della sicurezza dei trasporti”.
A cinque tecnici ed ex dirigenti Spea (società incaricata delle manutenzioni) è contestato il falso per “false attestazioni in atti pubblici relativi all’attività di sorveglianza del viadotto Polcevera”, commesso a Genova fino al 6 luglio 2016.
Il presunto reato di falso è contestato anche ai membri del comitato tecnico amministrativo del provveditorato “per le false attestazioni del verbale del primo febbraio 2018” col quale era stato approvato il progetto di retrofitting (il lavoro di rinforzo delle pile 9, quella crollata, e 10).
Anche Paolo Berti, ex numero due di Aspi, è accusato di falso per “le false attestazioni in una missiva inviata al Mit il 13 dicembre 2016”.
L’ex numero tre della società, Michele Donferri Mitelli, risponde di falso per “false attestazioni in una missiva inviata al Mit del 23 giugno 2017, per le false attestazioni nel verbale di validazione del progetto di retrofitting, per false attestazioni nell’atto di approvazione del progetto esecutivo e nel verbale di validazione del progetto di retrofitting”.
Accusato di falso anche l’ex dirigente del Mit Giovanni Proietti a cui la procura contesta “false attestazioni nella relazione istruttoria sul progetto di retrofitting e nel decreto di approvazione del progetto stesso”.