I pm della Procura di Genova indagano su altri imprenditori, non solo quelli i cui nomi compaiono tra gli indagati della maxi inchiesta per corruzione, che potrebbero avere finanziato la campagna elettorale del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, da ieri agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione elettorale.
È quanto emerge nell’ordinanza cautelare di 650 pagine della gip Paola Faggioni e nella ben più corposa richiesta di oltre 1300 pagine della Procura della Repubblica di Genova, coordinata da Nicola Piacente.
Il focus è sempre il mondo della logistica portuale e dei trasporti. La gip genovese ne fa un cenno esplicito nella parte in cui spiega le esigenze cautelari per il governatore ligure e la “sorprendente disinvoltura con cui Toti manifesta il proposito di ricorrere a richieste di denaro agli imprenditori, sfruttando la momentanea soddisfazione per gli obiettivi imprenditoriali realizzati anche in seguito al proprio intervento”.
Ad esempio, in una conversazione all’indomani della proroga della concessione trentennale del Terminal Rinfuse, Toti avrebbe esclamato: “Va beh, con l’anno nuovo bisogna fare il giro di tutti i grandi del porto…Aponte…Spinelli è abbastanza tranquillo se Signorini gli dà quel…”.
E appare ancora più significativa la presunta “emersione dalle indagini di ulteriori vicende (ancora oggetto di approfondimenti investigativi) che hanno visto il coinvolgimento di ulteriori imprenditori e nelle quali, a fronte di richieste di interessamento per pratiche amministrative di loro interesse, sono seguite elargizioni di finanziamenti in favore del Comitato Toti”.
Il riferimento sarebbe a un dialogo del 17 maggio del 2021 in cui l’imprenditore genovese nel settore nautico Luigi Alberto Amico (non indagato) nel corso di un incontro con Matteo Cozzani, ex sindaco di Portovenere e capo di gabinetto del presidente Toti (messo agli arresti domiciliari per corruzione con l’aggravante mafiosa), gli avrebbe chiesto una “mano” per capire “come meglio supportarvi e poi per capire come è il termometro politico”.
Luigi Alberto Amico, dopo che avrebbe precisato che la sua intenzione sarebbe stata di “continuare” a sostenere Toti e che, in cambio, “non chiedeva la luna” ma soltanto “un’attenzione legittima”, avrebbe precisato che “sono 6 anni che aspettiamo il rinnovo della concessione mi farebbe piacere quella..pizzico più di attenzione…noi siamo abbastanza allineati…” si legge nell’ordinanza della gip genovese.
Poco tempo dopo l’incontro, sempre secondo la gip genovese, il 7 giugno 2021 “veniva riscontrato un finanziamento della cifra di 30.000 euro in favore del Comitato Toti (di cui 10.000 euro transitati la settimana successiva sul conto ‘dedicato’ del presidente Toti), operazione che veniva segnalata come ‘sospetta’ dalla Banca d’Italia, analogamente a quanto verificatosi con riferimento ai finanziamenti erogati dal gruppo Colucci (su cui sono in corso ancora accertamenti)”.
Luigi Alberto Amico viene indicato, nel provvedimento della gip genovese, come legale rappresentante della Amico & Co. srl operante nel settore della riparazione e manutenzione di navi commerciali e da diporto con sede legale in Genova, “che già nel corso degli anni 2017 e 2018 aveva effettuato finanziamenti in favore del Comitato Toti per l’importo di 20.000 euro”.
Inoltre, sempre secondo i magistrati genovesi, tra i finanziatori di Change, la Fondazione che faceva capo al presidente della regione Liguria Giovanni Toti, e il Comitato elettorale di Giovanni Toti oltre agli imprenditori portuali ci sarebbero anche quelli che si occupano di rifiuti e discariche.
Come Pietro Colucci, imprenditore campano che nel 2021 gestiva alcune discariche nella provincia di Savona destinate allo smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi con recupero di materiali e di energia elettrica da biogas.
E’ in quell’anno che la Procura di Genova lo indaga per finanziamento illecito ai partiti (in particolare alla formazione politica del presidente) e con Toti per corruzione.
L’episodio viene riportato nell’ordinanza della gip genovese. Secondo gli investigatori, tra il 2016 e il 2020 Colucci, tramite le sue società, avrebbe finanziato con 195 mila euro Toti.
In quello stesso periodo “le società riconducibili al gruppo Colucci – si legge nell’ordinanza – avevano avuto come interlocutore istituzionale la Regione Liguria, competente al rilascio di autorizzazioni in materia di gestione delle discariche”.
In quel procedimento gli investigatori riportano una telefonata tra Cozzani e Toti in cui “quest’ultimo faceva esplicitamente riferimento alla necessità di parlare a voce con (o di) tale Colucci in merito “alla roba della discarica””.
Toti: “Digli che se li convoco io qua lunedì, martedì sera anche a cena, Ripamonti, Vaccarezza, Olivieri, che la chiudiamo su tutt… Su tutta la situazione, così mettiamo in fila l’Ato idrico, la cosa, anche perché poi ci si infila dentro anche roba della discarica di Colucci, che voglio parlargliene a voce…”.