Venezia – La delegazione ponentina di critici d’arte, fotografi, galleristi, curatori e giornalisti, a zonzo per la Biennale, ci racconta le novità e le scoperte salienti della kermesse di quest’anno.
“La17esima edizione della Mostra Internazionale di Architettura – ci spiega Armando D’Amaro, noto scrittore, gallerista ed esperto d’arte- quest’anno è intitolata: “How will we live together?. Il curatore Hashim Sarkis, ha pensato di proseguire nella tradizione che vuole una rassegna orientata verso proposte di urbanesimo rispettoso dell’ambiente. Ed in effetti alcuni padiglioni sono allestiti come serre, altri propongono soluzioni abitative totalmente in legno, o fra gli alberi, o immersi nel verde. Per noi liguri sembra quasi di essere finiti, con un viaggio a ritroso nel tempo, in quelle splendide edizioni dell’ Euroflora genovese”.Sono 112 i partecipanti provenienti da 46 Paesi e quest’anno si è deciso che i progetti fossero suddivisi equamente fra uomini e donne.
Le sezioni sono cinque: tre allestite all’Arsenale e due al Padiglione Centrale: Among Diverse Beings, As New Households, As Emerging Communities, Across Borders e As One Planet.A sviluppare più concretamente il tema: How will we play together?, sono 5 architetti internazionali, autori di un progetto dedicato al gioco allestito a Forte Marghera ed aperto ai visitatori ed alla cittadinanza.Tantissimi i padiglioni esterni alla Biennale, in giro per la città, ed i progetti fuori concorso: da segnalare “Stations + Co-Habitats”, ricerche sulle cinque scale e relativi casi di studio sviluppate da ricercatori provenienti dalle università di tutto il mondo (Architectural Association, American University of Beirut, The Bartlett, Columbia University, The Cooper Union, ETH Zürich, Ethiopian Institute of Architecture, Building Construction and City Development EiABC, ETSAM – Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Madrid, Harvard University, Hong Kong University, Università Iuav di Venezia , KIT Karlsruhe, KU Leuven, Rice University e il Venice Lab, un consorzio di gruppi di ricerca del MIT).
Poi l’ installazione del grande maestro Giuseppe Penone all’ arsenale, le opere dell’artista israeliana Michal Rovner al Padiglione Centrale. Interessante anche il progetto speciale di Studio “Other Spaces” (rappresentato da Olafur Eliasson e Sebastian Behmann) che presenta UN Assembly for the Future con i contributi di numerosi partecipanti.
“Molto interessante – conclude il noto critico Adalberto Guzzinati- al Padiglione della Arti Applicate, che vuole essere un omaggio e ricordare le straordinarie novità che venivano proposte, oltre che dalla Biennale, dalle Esposizioni Universali, i progetti, predisposti dalla Biennale di Venezia e dal Victoria and Albert Museum di Londra, dal titolo Three British Mosques. In collaborazione con l’architetto Shahed Saleem, il progetto si occupa del variegato mondo delle moschee fai da te”.
Domani proseguirà, con altri commenti e proposte, il nostro vagabondare a zonzo per la Biennale di Architettura, che resterà aperta al pubblico sino a domenica 21 novembre ai Giardini, all’Arsenale e a Forte Marghera.
CLAUDIO ALMANZI