“A Pontida abbiamo riabbracciato il nostro popolo dopo tre anni con almeno 100mila presenze. La Lega nasce dalla gente e con la gente.
Io in Liguria ho scritto ‘Credo nel mio territorio’ perché è evidente che la nostra regione ha problemi importanti sulle infrastrutture e sulla situazione a livello idrogeologico.
Abbiamo visto quello che è successo nelle Marche e quindi dobbiamo rivedere delle leggi. Perché non è giusto che, ad esempio, non si posano dragare e pulire i fiumi. Si tratta di leggi sbagliate”.
Lo ha dichiarato oggi il deputato genovese e segretario della Lega Liguria Edoardo Rixi, presente insieme agli altri leghisti liguri sul Sacro Prato di Pontida, dove la manifestazione del Carroccio si è aperta con un’ovazione dei 100mila, arrivati da tutta Italia, per Matteo Salvini.
“La Pontida del 2022 – ha riferito Rixi – è riabbracciare il nostro popolo dopo tre anni in cui l’emergenza coronavirus ha impedito di fare manifestazioni come queste e condividere le nostre iniziative politiche con il nostro popolo e la nostra gente.
Pontida è un momento identitario, ma anche di elaborazione di contenuti e condivisione con l’Italia che lavora, che ha voglia di riscattarsi e che vuole eliminare le leggi sbagliate. Noi ci candidiamo per cambiare, con un governo forte in cui la Lega è protagonista.
Oggi la Lega, che nasce dalla gente e con la gente, è una famiglia molto ampia che racchiude tutte le regioni del Paese.
La Liguria ha un ruolo importante e in questo momento stare vicino alle imprese e alle famiglie, che con il caro bollette hanno problemi enormi, è fondamentale.
Quello che cerchiamo di fare è portare nei palazzi del potere le istanze dei nostri territori.
Bisogna aiutare le imprese in questo momento di difficoltà per il caro energia. Soprattutto quelle piccole e piccolissime, gli artigiani, i liberi professionisti che non possono più indebitarsi dopo due anni di emergenza coronavirus.
Deve intervenire lo Stato. Non ci piace l’indebitamento pubblico, ma se oggi si deve indebitare qualcuno non è l’impresa e non sono le famiglie, ma lo Stato che deve evitare il fallimento delle aziende e difendere i lavoratori.
Il nostro Paese è diventato grande nel momento in cui avevamo leggi semplici e facevamo lavorare la gente, non certo con il reddito di cittadinanza”.