Il Moody non riapre: Fiore (Filcams) “Tutelare i dipendenti”
Un altro storico marchio genovese chiude i battenti, lasciando a casa i suoi dipendenti. È quanto sta accadendo al bar ristorante Moody di piazza Piccapietra, che non riaprirà dopo l’incendio avvenuto nei sotterranei lo scorso settembre. L’incidente non ha avuto conseguenze per il personale, ma ha segnato l’inizio di una crisi che ora coinvolge direttamente i lavoratori.
Filcams CGIL: mobilitazione e richiesta di ammortizzatori sociali
Secondo Maurizio Fiore, segretario di Filcams Genova, la priorità è garantire la tutela dei dipendenti e la continuità di reddito: “Faremo tutto quanto è necessario per supportare i lavoratori coinvolti”. La Filcams ha già richiesto l’utilizzo temporaneo delle ferie e l’attivazione degli ammortizzatori sociali, una misura urgente per affrontare la crisi.
La società che ha acquisito il Moody, parte di una holding svizzera dopo il fallimento di Qui Group, ha deciso di chiudere definitivamente l’attività e di trasferire tutto il personale in altre sedi sparse in Italia. Durante l’ultimo incontro sindacale, è stata scartata la possibilità di una riapertura in tempi brevi e di cercare nuovi investitori per coprire i costi.
Decisione contestata: presidio permanente davanti al Moody
La scelta di chiudere ha suscitato critiche dure da parte del sindacato. Fiore ha dichiarato: “Non solo la società si disimpegna rispetto a dipendenti e territorio, ma ha anche rifiutato di attivare gli ammortizzatori sociali previsti dalle procedure. Noi non ci fermeremo qui”. A difesa dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori, è stato organizzato un presidio permanente che avrà inizio oggi, lunedì 21 ottobre alle ore 15, davanti ai locali del Moody.
L’ennesima chiusura di un marchio storico genovese
Il caso Moody rappresenta un ulteriore colpo per il tessuto economico e sociale di Genova, già provato da numerose chiusure di attività storiche negli ultimi anni. “L’ennesimo marchio storico genovese abbandona la città”, conclude Fiore, sottolineando l’importanza di una risposta forte e compatta per proteggere i posti di lavoro locali.