Quello dei due fratelli egiziani di 37 e 44 anni, arrestati nel 2016 dai carabinieri del Raggruppameno operativo speciale (Ros) per terrorismo islamico, non fu solo apologia.
Quindi per loro il processo di secondo grado va rifatto.
Lo ha stabilito oggi la Corte di Cassazione che ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Genova.
Il maggiore dei fratelli, ex macellaio in cassa integrazione, era stato arrestato a Cassano D’Adda (Milano) e secondo l’accusa sarebbe stato il reclutatore. Mentre il secondo faceva il pizzaiolo a Finale Ligure.
I giudici genovesi avevano derubricato la loro posizione condannandoli solo per apologia di terrorismo a 3 anni e otto mesi di reclusione.
Confermata dagli ermellini, invece, la condanna a quattro anni di reclusione per un algerino di 35 anni.
Quest’ultima è la prima condanna definitiva per terrorismo islamico in Liguria.
Secondo l’accusa, l’organizzazione diffondeva materiale jihadista e instradava combattenti dal Nord Africa in territorio siriano e in Libia per conto dello Stato Islamico.
Secondo quanto accertato, il 35enne islamista era in contatto con una cellula europea dell’Isis ed era pronto a compiere un attentato.
Nel suo telefonino gli investigatori del Ros avevano trovato scene di uccisioni, bambini soldati, foto dei membri del commando responsabile degli attentati a Parigi, ma soprattutto il giuramento di fedeltà all’Isis da recitare prima di ogni assalto.
Il nordafricano aveva scritto ad altri fondamentalisti, in contatto con i responsabili degli attentati in Europa, che si voleva immolare per Allah.
Suo fratello di 40 anni nell’ottobre 2017 era stato espulso dall’Italia dopo che una inchiesta della procura di Brescia aveva scoperto che era pronto anche lui a compiere degli attentati.