“Non sapevamo niente dell’indagine dei colleghi della Squadra mobile. Personalmente l’ho scoperto leggendo i giornali”.
Lo ha dichiarato ieri in Tribunale Paolo Negro, vicesovrintendente della Digos della Questura di Genova, e storico appartenente alla cosiddetta “squadra tifoserie”.
Il poliziotto ha risposto così alla domanda del giudice Riccardo Crucioli, circa le informazioni che circolavano in questura sull’indagine della Squadra mobile sulle presunte estorsioni al Genova per garantire la “pace del tifo” che vede accusati di associazione per delinquere una quindicina di ultrà rossoblu a processo.
E la stessa risposta l’ha data al giudice anche il commissario Massimo Valeri, che ha coordinato la “squadra tifoserie” per diversi anni.
Gli agenti della Digos sono stati chiamati a testimoniare dagli avvocati di alcuni imputati e hanno spiegato come funziona la “contrattazione” e gli “accordi” con la tifoseria organizzata.
Una sorta di “dialogo” che è finito nel mirino dei magistrati.
“Ogni qual volta c’è qualche problema noi dobbiamo sentire i tifosi e cercare di contrattare affinché la situazione si risolva per il meglio” ha spiegato Negro. E per questo “io sentivo spesso Leopizzi, Fileni e anche Marashi, quest’ultimo non perché fosse un ultrà ma perché conosceva benissimo la gradinata ed era anche molto amico di Leopizzi”.
I poliziotti hanno spiegato che anche la contestazione al pullman rossoblù all’aeroporto di Genova dopo la sconfitta con il Pescara fu concordata dietro “garanzie” fornite da uno degli imputati: “Ho parlato con Fileni, poi ci siamo visti in aeroporto. Su decisione del funzionario responsabile per l’ordine pubblico abbiamo fatto fermare il pullman qualche minuto per far fare la contestazione e poi è ripartito in sicurezza”.
“Quando Fileni, Leopizzi o Marashi ci hanno fornito garanzie, non sono mai state tradite sul campo. Noi ci occupiamo di quello, non di altro” ha spiegato il poliziotto della Digos rispondendo al giudice Crucioli che gli chiedeva se davvero ricevessero rassicurazioni “da personaggi dei quali un dirigente della Squadra mobile ha elencato lunghi curriculum penali”.
“Noi trattiamo con Leopizzi e gli altri di questioni di ordine pubblico – ha aggiunto il suo superiore – perché sono quelli che hanno seguito in gradinata, sennò non potremmo gestire l’ordine pubblico con migliaia di tifosi allo stadio”.