“Tutti puntano il dito contro Matteo Salvini, che ormai è diventato il parafulmine della politica italiana.
Cominciamo con l’osservare che a perdere di brutto è il partito di maggioranza relativa, il M5S che perde dappertutto.
Beppe Grillo aveva puntato sul rilancio con Giuseppe Conte e questo piano è fallito. Punto.
Con questo certo non hanno di che gioire Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ma con una campagna elettorale giocata nell’ ultimo giorno con la Cgil a sostegno era difficile ipotizzare un risultato diverso.
Dunque tutto bene? Certo che no. Ma la lettura che si sta dando: hanno perso perché sono estremisti, se puntavano come Silvio Berlusconi sui moderati avrebbero vinto, non mi convince”.
E’ l’inizio dell’analisi sul voto del prof. genovese Paolo Becchi, all’indomani dei risultati dei ballottaggi per le elezioni amministrative che si sono tenuti domenica e ieri in molti Comuni italiani.
“Può forse in parte valere – ha spiegato il prof. Becchi sul quotidiano online Affaritaliani.it – per il partito che vuole ancora tenere accesa la fiamma, FdI, ma non certo per Salvini che entrando nel Governo ha dimostrato – come si usa dire – responsabilità.
E allora?
Il problema è che Salvini ha bisogno di una nuova visione, di un nuovo progetto e questo non c’è.
La pandemia ha cambiato tutto e lui ragiona ancora come ragionava prima. Deve fermarsi, riflettere e fare buon viso a cattiva sorte.
Sin dall’inizio si sapeva che partecipare a questo Governo sarebbe stato un investimento a lunga scadenza. Le sue azioni stanno calando ma venderle ora sarebbe un errore.
Non gli resta che ingoiare ancora qualche chilometro di filo spinato in vista della elezione del presidente della Repubblica e giocarsi questa partita e può avere qualche incidenza solo stando per ora in questo Governo.
Per il resto, dovrà utilizzare questo tempo per elaborare la visione di una nuova Lega che metta al centro del suo programma la difesa della ‘immagine dell’uomo’ contro la deriva post umana che si è iniziata col Green pass.
Il problema ormai è chiaro. Il fine non è il vaccino, ma il Green pass: la costruzione di una nuova società fondata sul controllo reticolare degli uomini che in futuro dovranno prendere gli ordini dalle macchine post umane intelligenti.
La chiamano transizione digitale ma in realtà è la transizione verso il post umano.
Il conflitto politico del futuro sarà questo, anche se tutti parlano ancora di sinistra e di destra. La posta in gioco è l’uomo. Rispetto a questo il voto di ieri non conta una beata mazza”.