La difesa del governatore ligure Giovanni Toti, ai domiciliari per corruzione elettorale da martedì 7 maggio ossia a un mese dalle elezioni europee e amministrative, è eccellente. Meglio di così l’avvocato genovese Stefano Savi non poteva agire per difendere il suo assistito.
È giusto anche che prenda tempo per sondare l’aria che tira in Procura e scrivere la sua richiesta di attenuare le misure cautelative, all’indomani dell’interrogatorio fiume di quasi nove ore da parte di ben tre pm. Deve essere molto preciso.
Ma cosa farà la gip? Sconfesserà quello che hanno fatto i pm?
Non ci credo. Non succede quasi mai.
Resta il giudice del Tribunale del Riesame a Genova, ma anche qui ritengo che ci siano poche speranze. Di solito si conferma quello che hanno fatto i colleghi.
Ci vorrà, probabilmente, la Corte di Cassazione a Roma. E qui, a mio parere, la richiesta dell’avvocato verrà accolta dagli ermellini.
Poi il processo accusatorio di primo grado, stante gli atti e le varie dichiarazioni lette sui giornali, darà verosimilmente ragione a Toti.
Però il governatore ligure si metta il cuore in pace: un processo di fatto politico ha posto fine alla sua carriera da leader politico. Anche se i magistrati che lo hanno messo ai domiciliari stanno giocando col fuoco perché se, invece, il giudice del Riesame o comunque i colleghi romani della Cassazione dovessero revocare gli arresti domiciliari, questa enorme bolla politico-giudiziaria comincerebbe a sgonfiarsi e Toti potrebbe persino tornare in partita da vittima del sistema giudiziario.
Così funziona ancora la giustizia in Italia. Anche con l’ex pm e attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio, di cui non si sono ancora viste azioni concrete per la (giusta e doverosa) riforma del sistema giudiziario. Prof. Paolo Becchi
Caso Toti. Becchi: elezioni si avvicinano, interrogatorio e revoca domiciliari si allontanano