Giada Sordi, fresca scrittrice spezzina classe 1991, ha presentato presso la Libreria Feltrinelli al Centro Le Terrazze il suo primo libro “Come poli che si attraggono” che poi sarà il primo di una trilogia. Cambierà il sottotitolo che non sarà più “Nonostante tutto”. Era presente all’inaugurazione pure Dario Vergassola, ma ecco quanto detto da Giada al termine, nell’intervista che segue.
Perché scrittrice?
Principalmente scrivo perché amo emozionare gli altri, per provare ad emozionarli con le stesse emozioni che ho potuto provare io nella mia vita e vedere che effetto possono fare su una pelle diversa dalla mia, o su degli occhi diversi dai miei.
Scrivere mi permette di vivere in modo più profondo. Mi piace far vivere la parola. È un po’ come mettersi completamente a nudo senza avere nessuna vergogna.
Lo scrittore è un generatore di idee e di fantasie. Il bello dello scrittore è che riesce a far vivere ai suoi lettori esperienze completamente differenti da quelle che loro vivono di solito o dalla vita che avrebbero voluto fare.
Perché sognatrice?
Sognare ti porta ad essere più profonda, più emozionate e più spinta; ti porta a creare ciò che davvero desideri e vuoi e ti spinge a volerlo vedere concreto. Cosa c’è di più bello nella vita di vivere sognando e soprattutto se i sogni ti spingono a trovare la felicità ? A me piace vivere sognando la realtà stessa (come posso spiegarvi). Io vivo apprezzando ogni giornata, ogni cosa che mi capita, ciò mi permette già di vivere come se stesse capitando quello che stavo sognando.
Quale il legame col libro?
C’è tutto un insieme di cose che mi ci legano. Io sono innamorata dei personaggi e mi sento molto parte della protagonista, anche perché la descrizione di quest’ultima coincide praticamente con me stessa. Con l’aggiunta di qualcosa o esagerando alcuni aspetti del carattere.
È un pochino come se questa vita che ho scritto avesse preso vita dentro di me realmente: è come se l’avessi vissuta per davvero. E cosa c’è di più bello di poter vivere due vite insieme e cioè la tua e quella che ti stai creando.
Un’altra cosa che mi lega tantissimo al romanzo è il Palloncino Rosso, il suo simbolo, che rappresenta il legame forte fra Hope e Jack. Per Jack vedere Hope e stare insieme a lei è come provare quella forte sensazione di benessere e di tranquillità, di forte spensieratezza e di leggerezza nella vita e anche nell’amore, come un palloncino che vola appunto.
Ho scelto il colore rosso perché il rosso è il colore dell’amore. Questo simbolo è la chiave del romanzo, della storia che lega molto i due personaggi nell’intera storia, che porta Hope a provare a dare un’altra occasione all’amore e a provare a non avere paura di essere di nuovo delusa, ma non sa cosa nasconde il perfetto e meraviglioso Jack.
Tra lui e Hope il palloncino rosso è un po’ come il pensare che si può ancora credere nell’amore anche dopo delle delusioni, che si può ancora ritrovare la felicità dietro a tutto, la spensieratezza necessaria per poter ricominciare da capo senza aver paura di soffrire. All’interno del romanzo ha tutti questi significati e ho voluto scegliere questo simbolo per paragonarlo a tutto questo.
Proviamo a sintetizzare il romanzo?
C’è un po’ tutto. Amore , delusione, pazzia e attrazione. Soprattutto attrazione, amicizia, tutto tranne che la vendetta. La vendetta non serve a niente poichè tutto accade per un perché. Io credo molto nel destino e quindi qualsiasi cosa mi accade cerco sempre di pensare che doveva andare cosi e mi aspetta qualcosa di migliore.
C’è pure dell’autobiografico?
Diciamo che il romanzo è molto inventato, la storia in sé non centra assolutamente niente con la mia vita, è una storia del tutto immaginata dalla mia mente tranne che per la delusione sentimentale che ho potuto davvero provare sulla mia pelle.
Racconta di alcune situazioni, momenti e soprattutto di emozioni che io personalmente ho vissuto sulla mia stessa pelle, aggiungendone altre inventate e intrecciando il tutto.
Perché Cambridge e Parigi?
Cambridge perché mi ha sempre affascinata, pur non essendoci mai stata, ma vedendola anche solo nelle foto mi ha sempre ispirata e mi ha sempre dato modo di vederla una città dove è possibile scoprire qualcosa di affascinate dietro ogni angolo. Una città universitaria, pacifica, tutta da scoprire.
Sicuramente la meta di viaggio del 2019 sarà per me Cambridge o New York, perché mi servirà visitare queste due città per i prossimi libri, trattandosi di una trilogia.
A Parigi invece ci sono stata e sono rimasta estasiata dal tutto, ha quell’aria romantica che ti porti dietro anche quando torni a casa, gli addobbi natalizi e le luci. È la città degli innamorati a tutti gli effetti e infatti l’ho scelta per il mio romanzo. Nessuna città poteva rendere l’idea di tutto quello che ho scritto se non la bellissima ed emozionante Parigi.