In seguito alla morte di Ilaria Caccia, la ragazza di 27 anni venuta a mancare per meningite, si sta generando un po’ di timore tra la popolazione per una paventata epidemia da Meningite meningococcica.
E’ necessario, però, non creare allarmismi, o come precisa il Direttore di Malattie infettive dell’ospedale San Martino, Matteo Bassetti “non dobbiamo fare terrorismo”.
Infatti se Ilaria è stata uccisa da “un batterio rapidamente evolutivo che ha creato uno shock settico, una coagulazione del sangue a cui l’organismo non è stato più in grado di reagire con un decorso rapidissimo e tumultuoso – precisa Bassetti – non possiamo dire a chiunque che abbia la febbre a 38 di presentarsi al pronto soccorso. Stiamo parlando, infatti, di pochissimi casi. Circa il 15% delle persone ospita il meningococco in gola, in alcuni le conseguenze sono meno severe, in altri non succede proprio nulla”.
Per questo nei prossimi giorni gli analisti del San Martino saranno in grado di stabilire quale tipo di meningococco abbia causato l’infezione.
Quelli coperti dal vaccino somministrato normalmente ai bambini sono definiti B e C.
Gli adulti non possono prendere alcuna misura precauzionale.
Cos’è Meningite meningococcica
La malattia è caratterizzata da un quadro clinico con un’alta frequenza di gravi complicanze. Il batterio che causa tale malattia infettiva è “Neisseria meningitidis”, chiamato anche Meningococco.
Quando questo batterio penetra nell’organismo umano causa una serie di gravi manifestazioni cliniche invasive quali: meningite (infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello ed il midollo spinale), il caso di Ilaria: sepsi (infezioni del sangue), polmoniti (infezione dei polmoni) ed altri quadri clinici nei quali il batterio viene isolato in parti del corpo normalmente “sterili” (caratterizzati cioè da assenza di germi).
Attualmente, con diverse lettere dell’alfabeto, sono stati identificati tredici tipi di Meningococco, tra i quali cinque: A, B, C, Y, W135, sono i responsabili del maggior numero di casi nel mondo.
I sierogruppi B e C sono quelli che circolano più frequentemente in Italia, anche se rimane sempre alto (approssimativamente il 30%) il numero delle infezioni segnalate per le quali non è disponibile conoscere lo specifico sierogruppo capsulare.
Su circa sessanta milioni di abitanti, nel 2015, l’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato 196 casi di malattia invasiva causati dal Meningococco.