I responsabili della Questura di Genova oggi hanno comunicato di avere arrestato, nelle scorse settimane, un 50enne pluripregiudicato, di cui non sono state fornite le generalità, né la nazionalità, ritenuto responsabile del violento tentativo di rapina a una gioielleria di via Balbi avvenuto il 25 luglio scorso.
Quel pomeriggio, due uomini ca volto coperto e armati di una pistola, avevano fatto irruzione nella gioielleria intimando all’anziano titolare di consegnare i preziosi.
Il gioielliere, tuttavia, aveva azzardato una reazione scagliandosi contro il rapinatore armato che subito ha esploso un colpo con l’arma da fuoco (solo successivamente la Polizia Scientifica ha accertato trattarsi di un colpo a salve), quindi lo ha colpito al capo con il calcio della pistola provocandogli una fuoriuscita di sangue dalla testa.
L’esplosione e le urla della vittima della rapina, attirando l’attenzione dei passanti, avevano provocato la fuga dei malviventi che erano riusciti a fuggire nei vicoli del Centro storico.
I “Falchi” della Squadra Mobile avevano subito avviato le indagini acquisendo e analizzando le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza presenti nella zona.
Tale attività ha consentito agli investigatori di verificare come la coppia in fuga fosse giunta fino in via Gramsci per poi scomparire dal raggio d’azione delle telecamere, proprio in concomitanza con il passaggio di un autobus diretto a Sampierdarena.
Le immagini avevano immortalato i due rapinatori con capi di abbigliamento cambiati e senza travisamento del volto, che aveva consentito di cogliere i dettagli poi risultati fondamentali per l’identificazione del rapinatore armato, come il vistoso tatuaggio sull’avambraccio destro.
Il malvivente, notato qualche giorno dopo, durante degli abituali pattugliamenti dei “Falchi” era stato riconosciuto proprio grazie a quel tatuaggio e alla “cover” del telefonino.
Fermato e accompagnato in Questura, nel corso degli accertamenti sull’identità, era emerso che era ricercato fin dal 2005 perché colpito da un ordine di carcerazione emesso a seguito di una condanna a 9 anni di reclusione per il tentato omicidio di un giovane commesso in un bar di Corso Sardegna a Genova nell’aprile del 1994.
Le indagini, all’epoca, s’intersecarono con quelle relative a un furto di opere d’arte, preziose tele russe rubate nel ’91 dal Museo di Villa Croce.
Gli investigatori riuscirono a recuperare gran parte della refurtiva restituendola al Console della Federazione Russa.
Il rapinatore era stato arrestato in esecuzione all’ordine di carcerazione, ma prima di essere accompagnato in carcere, era stato individuato e perquisito il domicilio dove erano stati trovati parte degli abiti indossati nel corso della rapina e la pistola.
Gli ulteriori accertamenti, svolti sotto il coordinamento della Procura della Repubblica, hanno consentito di completare il quadro giudiziario che oggi ha permesso di chiedere al gip la misura restrittiva poi emessa e notificata all’indagato in carcere.
Successivamente è stato identificato anche il complice che, vedendo stringere il cerchio attorno a sè, nei giorni scorsi si è presentato spontaneamente negli uffici della Squadra Mobile genovese, rendendo piena confessione della rapina alla gioielleria della scorsa estate.